sabato 20 aprile 2013

Una fantastica missione commerciale in Lombardia



Una campana suonava sommessamente in qualche luogo lontano. Giorgio fissò con lo sguardo le pianure ondulate della Lombardia. I campi di piante di spaghetti di maturazione brillavano d’oro nel tardo sole d’estivo. Giorgio sorrise con soddisfazione. Sarebbe stato un buon raccolto.

Benché fosse un nuovo arrivato in Scozia dal sud dell’Inghilterra Giorgio era rapidamente salito a diventare Ministro dell’Importazione degli Spaghetti in Scozia. Questo era un lavoro importante. Gli spaghetti erano diventati un cibo diffuso in Scozia, seconda solo alla farina d’avena. E lui era stato in grado di negoziare ottimi prezzi con gli agricoltori italiani.

Ma questa era solo la metà della sua missione. Mentre la campana continuava a suonare, più forte ora, pensò alla sua prossima responsabilità. Ora doveva promuovere il proprio prodotto famoso della Scozia, l’haggis. Sorprendentemente questa prelibatezza gastronomica era quasi sconosciuta in Italia. Questo piccolo animale selvatico, che somigliava a un maialino ma con la faccia da pechinese schiacciato, si trovava solo nelle piccole isole coniche al largo della costa occidentale della Scozia. Per sopravvivere, l’haggis si era evoluto in modo tale che le sue gambe a sinistra erano diventate più lunghe delle gambe a destra. Ciò ha aiutato la creatura a equilibrarsi sulla ripida collina, ma solo se si correva in senso orario intorno all'isola. (C’era comunque anche un specie che aveva le gambe più lunghe a destra: questa specie non poteva che correre in senso antiorario intorno all'isola.)

“Huntin’ the Haggis” (Caccia all'Haggis) era uno sport popolare in Scozia.
Giorgio voleva indurre gli sportivi italiani, cacciatori appassionati, a partecipare a questa attività in Scozia. Ma come avrebbe potuto fare questo? Quella campana suonava con un volume assordante, e non riusciva più a pensare.

Improvvisamente si sedette eretto e sbatté le palpebre per qualche istante. Poi spense la sua sveglia. Si ricordò che era la prima mattina della sua vacanza in Italia e doveva alzarsi! Ma forse non avrebbe dovuto bere tanto vino la sera precedente...

Charlie Franchetti, Glasgow (Scozia)

Toscana/Castello di Poppi (Arezzo): Aurora e Tilda



Casentino, 17/01/1971
Io mi chiamo Maurizio Buonaparte e questa è una storia vera iniziata un giorno come tanti altre a causa di una disponibilità di tempo maggiore e di una curiosità perenne. Non posso specificare il momento esatto, né la giornata, ma di sicuro mi trovavo da solo altrimenti non sarei stato così libero di frugare nelle camere. Perché si capisca meglio la situazione, credo opportuno di chiarire inizialmente alcune cose sulla nostra famiglia. Allora, io abito con i miei genitori in una villetta a Casentino, una valle toscana nella provincia di Arezzo. Insieme a noi fino a due anni fa abitava mio nonno, Giuseppe Buonaparte, ora morto. Allora, in quell'imprecisata giornata ho trovato una carta ingiallita e logora dentro il cassetto nel suo comodino. Giaceva sotto una valanga di ricordi di cui nessuno si è interessato e che io scovavo per sentirmi più vicino a questo uomo distante e misterioso. C'era qualcosa di impreciso su di lui che dava questa impressione per il resto lui si comportava come qualsiasi nonno nei confronti miei. Essendo anche figlio unico, non mi potevo lamentare delle attenzioni che raccoglievo. Spesso mi raccontava delle storie della grande guerra, a volte pure inventate, ma sempre con lo stesso immancabile fascino. I finesettimana erano dedicati a me, per una cena speciale o una passeggiata in città dove ero premiato per la compagnia a lui offerta o per il semplice fatto di essere suo nipote. Cosa che automaticamente equivaleva con pregi a me attribuiti che di solito non corrispondevano alla realtà  Nonostante tutto, io mi sentivo beato e all'altezza delle sue aspettative che in fondo erano basse. Per tutto ciò volevo esplorare un po' di più, attirato da una forza sconosciuta, quasi spinto a togliere l'alone di mistero palpabile che circoscriveva fin allora sua vita, ho proseguito nel leggere il tesoro che rappresentava i residui di una vita tralasciata. Per evitare di provocare dubbi sulla sua autenticità  vi allego intero appunto del contenuto della carta :
"Siena, 28/10/48
Oggi sembrava diversa. Forse era l'aria aperta ad aiutarla a trovare se stessa. Chi è ormai Lei? Una domanda senza senso, ma comunque io parlo della donna che ho amato e amo ancora. Mi pare che il suo confino nell'ospedale psichiatrico di San Niccolò l'abbia aiutata. Passo spesso di lá nella speranza che tutto rimanga lo stesso, che lei rimanga lá e che non abbia più la minima incertezza sulla propria identità  Nessuna somiglianza ormai con Tilda. Ora lo sa bene chi è Aurora Buonaparte. Non si confonde facilmente Aurora con Tilda! Me lo dicono tutti, anche i dottori me lo confermano. Non c'è nessun pericolo più, né per me né er i nostri figli. Maledetto quel giorno al Castello di Poppi! Perché  l'ho sentita? Perché andare proprio lì? Lo avrei dovuto sapere. Il mio istinto era più forte che mai. E lei è sempre stata così fragile, una donna predisposta a credere a tutte le leggende e i miti volendo pure confermarli o smentirli. E li ha confermati nel modo più grottesco e inaspettato. Non credevo mai che potesse di punto in bianco assumere l'identità di una certa Matelda che nei pressi della Torre del Diavolo di Camaldoli, sita all'interno del castello di Poppi , apparirebbe tra i vivi per continuare ad uccidere i suoi amanti. Ha cominciato a dire parole assurde, senza senso e ad essere aggressiva. Ho cercato di aiutarla respingendola e di farle capire chi era, cosa succedeva ...."
Proprio in quel punto c'era uno strappo sulla carta come se qualcuno non volesse che io leggessi il proseguimento della storia. Ma la storia, ve lo assicuro, non è finita qui. Ero deciso di scavare fino in fondo. Innanzitutto  chi era questa Aurora Buonaparte? Da quanto io sapevo, mia nonna era morta improvvisamente da un infarto prima della mia nascita. D'altra parte se io avessi domandato ai miei di sicuro non avrei ricevuto una risposta valida. Così la mattina successiva cominciai ad andare verso Siena e all'ospedale psichiatrico indicato nella carta trovata. Alle volte mi chiesi se tutto ciò fosse una sciocchezza e se io perdessi solamente tempo. Era impensabile che i miei avrebbero nascosto per così lungo tempo un segreto del genere, ma ero vicino alla scoperta della verità e non avrei mollato ormai.
La distanza non era lunga e la guida mi avrebbe aiutato a mettere in ordine i miei pensieri. Era un percorso noto a me e a cui mi ero abituato dalle gite innumerevoli sia con i miei che con la scuola per scopi educativi. Non ha smesso mai di essere poco più di una magica avventura tra molteplici paesaggi, dai fitti boschi agli antichi poderi, dalle suggestive abbazie ai caratteristici borghi, dai profumi che emana questa terra dotata che esalta insieme alle creature che convivono con essa la forza creativa. Così sommerso nell'ammirazione e seguendo i cartelloni, non mi fu difficile trovarlo. Ho lasciato la macchina a porta romana e ho continuato la ricerca a piedi, dovrebbe essere proprio lì. Apparentemente San Niccolò era diventato una parte indispensabile della vita senese. Era improbabile però che mi avrebbero dato informazioni così facilmente, ma speravo che la mia carta d'identità avrebbe contato come un valido documento. Poco dopo ho scoperto che non mi sarebbe servita nemmeno essa perché da quando il personale ha sentito che cercavo mia nonna con il nome di Aurora Buonaparte si è meravigliato. Un responsabile mi ha spiegato che non c'è mai stata una Aurora Buonaparte in quell'ospedale e che di quanto si ricordava il cadavere di una donna con lo stesso nome era stato trovato tanti anni fa fuori il Castello di Poppi. Era stata strozzata e il suo assassino non è mai stato scoperto dalla polizia fino a oggi. Si ricordava perché di tanto in tanto un vecchio uomo passava di là per chiedere lo stesso. E nonostante gli dicessero sempre che la donna era morta, lui non smetteva di venire ogni tanto nella speranza di trovarla viva. Non ne sapevano altro. E neanche io ho saputo altro magari perchè la mia famiglia era sempre stata una a saper tenere ben nascosti i suoi segreti, in fondo a cassetti dimenticati o trascurati.
Firenze, 17/01/2013
Tutto ciò è tratto dal mio diario di 42 anni fa. Oggi sono un giornalista presso il quotidiano "La Nazione" di Firenze e ormai vicino alla mia pensione carico del peso di questo mistero ancora irrisolto, aproffito della mia posizione per pregarvi: se sapete qualcosa, se avete mai sentito qualcosa scrivetemi alla seguente mail: mbuonaparte@yahoo.com. Vi sarò grato.


Ioannidou Victoria (Salonicco, Grecia)

martedì 9 aprile 2013

Dalla Scozia all'Italia: il nuovo buon amico



Assunta Perazio chiuse la porta e rimase in piedi lì. La prima lacrima scese sulla sua guancia. Dopo poco, ci furono tante lacrime. Lei rimase lì, in quel modo, per un lungo periodo. Era buio, era quasi mezzanotte.
La sua famiglia era partita per la Scozia; avevano chiesto anche a lei di partecipare al viaggio, ma lei non se le sentiva, inoltre in tutta la sua vita non era mai uscita dall'Italia.
Lei era sola. Oscar era morto due settimane prima: suo marito e il suo migliore amico.
Ora era l’inizio della nuova parte della sua vita. Sola.
Per due o tre settimane qualche persona telefono`qualche volta. Le conversazioni erano sgradevoli, difficili, brevi. Oscar era più loquace ma Assunta era quieta, qualche volta taciturna.
Lei continuava a vivere sola, solitaria, triste.
Dalla finestra, Assunta vide il furgone bianco accanto alla sua porta.
Un uomo scese; era robusto, un po’ grasso; l’uniforme gialla era un po’ stretta.
Lui aprì la portiera del furgone e prese un pacchetto. Era una piccolo gabbia. Il nuovo buon amico.
Il campanello di Assunta squillò.
Assunta pensò, “c’e’ un errore, questa gabbia non e’ per me”.
Il campanello squillò di nuovo, insistentemente.
Assunta rimase accanto alla finestra, sola, e penso`, “Stupido, controlla l’indirizzo!”
Il campanello squillo` ancora, con insistenza, per due minuti.
Assunta rimase accanto alla finestra, sola.
L’uomo salì nel furgone bianco, e guidò via, senza la gabbia.
Assunta aprìla sua porta. La gabbia era lì.
‘Woof, woof, woof!’
C’era una bolla di consegna per ‘Assunta Perazio’ e una lettera:
Cara Zia Assunta,
Questo e` “Haggis”.
Lui e` un Border Collie, nato in Scozia, nell’isola di North Uist.
Lui e` il tuo nuovo migliore amico,
Con affetto,
Francesca



John Bonthron, Glasgow (Scozia)

venerdì 5 aprile 2013

Irsina - Matera (Basilicata): i dubbi del Mantegna sulla sua Sant'Eufemia



Per me è difficile scolpire, sono più a mio agio con la pittura.
Sto lavorando ad una statua di Sant'Eufemia, che mi è stata richiesta da un sacerdote lucano, speriamo di riuscire ad accontentarlo.
La veste colore salvia, il mantello oro, devo ricordami di mettere sulla mano sinistra il modello della sua città, mentre quella destra deve andare dentro la bocca del leone.
Sicuramente questa è l'ultima volta che accetto un lavoro del genere, tanto impegno e poi magari non gli piace e me la devo tenere, oppure se non piace agli abitanti di Montepeloso, sono capaci di metterla in un angolo nascosto della cattedrale, e ho lavorato tanto per niente.

Questi erano, secondo me, i dubbi del grande pittore padovano Mantegna, mentre realizzava la sua unica scultura (finora ritrovata), che si trova oggi nella cattedrale di Irsina, dopo essere stata esposta in Lombardia, in Veneto e al Louvre di Parigi.
Niente male, come niente male è il luogo che la ospita: un borgo medievale con davanti un'immensa campagna.

Philippe, Mulhouse (France)

Monterotondo Marittimo - Grosseto (Toscana): fede e energia



"Il diavolo arrivato, un giorno, a Monterotondo Marittimo, accorgendosi di quanto buone erano lì le persone, ha cercato di sedurre qualche anima", inizia così il tour con la nostra guida, mentre siamo in autobus. 
Io solitamente, non sono un turista molto attento, ma questa storia mi piace: forse per il lato oscuro anche perché il diavolo non è riuscito a raggiungere il suo scopo e è stato costretto a portare in questa parte di terra un po' di Inferno. A tal proposito i pensieri sono tanti.
Arriviamo al parco delle Biancane e ciò che vedo e sento è veramente surreale: getti di acqua bollente, fumi, vapori e fischi. Le rocce sono bianche, il fango bolle e l'aria odora di zolfo: come nelle leggendarie apparizioni del demonio.
Chiedo alla guida come continua la leggenda, perché una cosa così bella non può essere infernale.
" La gente inizialmente si è spaventata, poi considerando che anche questa era opera di Dio, si è affidata al Creatore che, di fronte a tanta fede, ha dato loro un aiuto per controllare queste forze misteriose, trasformandole in energia".
Bello mi piace: tutto questa energia della fede!

Edgar, Fordham (USA)