sabato 20 aprile 2013

Toscana/Castello di Poppi (Arezzo): Aurora e Tilda



Casentino, 17/01/1971
Io mi chiamo Maurizio Buonaparte e questa è una storia vera iniziata un giorno come tanti altre a causa di una disponibilità di tempo maggiore e di una curiosità perenne. Non posso specificare il momento esatto, né la giornata, ma di sicuro mi trovavo da solo altrimenti non sarei stato così libero di frugare nelle camere. Perché si capisca meglio la situazione, credo opportuno di chiarire inizialmente alcune cose sulla nostra famiglia. Allora, io abito con i miei genitori in una villetta a Casentino, una valle toscana nella provincia di Arezzo. Insieme a noi fino a due anni fa abitava mio nonno, Giuseppe Buonaparte, ora morto. Allora, in quell'imprecisata giornata ho trovato una carta ingiallita e logora dentro il cassetto nel suo comodino. Giaceva sotto una valanga di ricordi di cui nessuno si è interessato e che io scovavo per sentirmi più vicino a questo uomo distante e misterioso. C'era qualcosa di impreciso su di lui che dava questa impressione per il resto lui si comportava come qualsiasi nonno nei confronti miei. Essendo anche figlio unico, non mi potevo lamentare delle attenzioni che raccoglievo. Spesso mi raccontava delle storie della grande guerra, a volte pure inventate, ma sempre con lo stesso immancabile fascino. I finesettimana erano dedicati a me, per una cena speciale o una passeggiata in città dove ero premiato per la compagnia a lui offerta o per il semplice fatto di essere suo nipote. Cosa che automaticamente equivaleva con pregi a me attribuiti che di solito non corrispondevano alla realtà  Nonostante tutto, io mi sentivo beato e all'altezza delle sue aspettative che in fondo erano basse. Per tutto ciò volevo esplorare un po' di più, attirato da una forza sconosciuta, quasi spinto a togliere l'alone di mistero palpabile che circoscriveva fin allora sua vita, ho proseguito nel leggere il tesoro che rappresentava i residui di una vita tralasciata. Per evitare di provocare dubbi sulla sua autenticità  vi allego intero appunto del contenuto della carta :
"Siena, 28/10/48
Oggi sembrava diversa. Forse era l'aria aperta ad aiutarla a trovare se stessa. Chi è ormai Lei? Una domanda senza senso, ma comunque io parlo della donna che ho amato e amo ancora. Mi pare che il suo confino nell'ospedale psichiatrico di San Niccolò l'abbia aiutata. Passo spesso di lá nella speranza che tutto rimanga lo stesso, che lei rimanga lá e che non abbia più la minima incertezza sulla propria identità  Nessuna somiglianza ormai con Tilda. Ora lo sa bene chi è Aurora Buonaparte. Non si confonde facilmente Aurora con Tilda! Me lo dicono tutti, anche i dottori me lo confermano. Non c'è nessun pericolo più, né per me né er i nostri figli. Maledetto quel giorno al Castello di Poppi! Perché  l'ho sentita? Perché andare proprio lì? Lo avrei dovuto sapere. Il mio istinto era più forte che mai. E lei è sempre stata così fragile, una donna predisposta a credere a tutte le leggende e i miti volendo pure confermarli o smentirli. E li ha confermati nel modo più grottesco e inaspettato. Non credevo mai che potesse di punto in bianco assumere l'identità di una certa Matelda che nei pressi della Torre del Diavolo di Camaldoli, sita all'interno del castello di Poppi , apparirebbe tra i vivi per continuare ad uccidere i suoi amanti. Ha cominciato a dire parole assurde, senza senso e ad essere aggressiva. Ho cercato di aiutarla respingendola e di farle capire chi era, cosa succedeva ...."
Proprio in quel punto c'era uno strappo sulla carta come se qualcuno non volesse che io leggessi il proseguimento della storia. Ma la storia, ve lo assicuro, non è finita qui. Ero deciso di scavare fino in fondo. Innanzitutto  chi era questa Aurora Buonaparte? Da quanto io sapevo, mia nonna era morta improvvisamente da un infarto prima della mia nascita. D'altra parte se io avessi domandato ai miei di sicuro non avrei ricevuto una risposta valida. Così la mattina successiva cominciai ad andare verso Siena e all'ospedale psichiatrico indicato nella carta trovata. Alle volte mi chiesi se tutto ciò fosse una sciocchezza e se io perdessi solamente tempo. Era impensabile che i miei avrebbero nascosto per così lungo tempo un segreto del genere, ma ero vicino alla scoperta della verità e non avrei mollato ormai.
La distanza non era lunga e la guida mi avrebbe aiutato a mettere in ordine i miei pensieri. Era un percorso noto a me e a cui mi ero abituato dalle gite innumerevoli sia con i miei che con la scuola per scopi educativi. Non ha smesso mai di essere poco più di una magica avventura tra molteplici paesaggi, dai fitti boschi agli antichi poderi, dalle suggestive abbazie ai caratteristici borghi, dai profumi che emana questa terra dotata che esalta insieme alle creature che convivono con essa la forza creativa. Così sommerso nell'ammirazione e seguendo i cartelloni, non mi fu difficile trovarlo. Ho lasciato la macchina a porta romana e ho continuato la ricerca a piedi, dovrebbe essere proprio lì. Apparentemente San Niccolò era diventato una parte indispensabile della vita senese. Era improbabile però che mi avrebbero dato informazioni così facilmente, ma speravo che la mia carta d'identità avrebbe contato come un valido documento. Poco dopo ho scoperto che non mi sarebbe servita nemmeno essa perché da quando il personale ha sentito che cercavo mia nonna con il nome di Aurora Buonaparte si è meravigliato. Un responsabile mi ha spiegato che non c'è mai stata una Aurora Buonaparte in quell'ospedale e che di quanto si ricordava il cadavere di una donna con lo stesso nome era stato trovato tanti anni fa fuori il Castello di Poppi. Era stata strozzata e il suo assassino non è mai stato scoperto dalla polizia fino a oggi. Si ricordava perché di tanto in tanto un vecchio uomo passava di là per chiedere lo stesso. E nonostante gli dicessero sempre che la donna era morta, lui non smetteva di venire ogni tanto nella speranza di trovarla viva. Non ne sapevano altro. E neanche io ho saputo altro magari perchè la mia famiglia era sempre stata una a saper tenere ben nascosti i suoi segreti, in fondo a cassetti dimenticati o trascurati.
Firenze, 17/01/2013
Tutto ciò è tratto dal mio diario di 42 anni fa. Oggi sono un giornalista presso il quotidiano "La Nazione" di Firenze e ormai vicino alla mia pensione carico del peso di questo mistero ancora irrisolto, aproffito della mia posizione per pregarvi: se sapete qualcosa, se avete mai sentito qualcosa scrivetemi alla seguente mail: mbuonaparte@yahoo.com. Vi sarò grato.


Ioannidou Victoria (Salonicco, Grecia)

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