Casentino, 17/01/1971
Io mi
chiamo Maurizio Buonaparte e questa è una storia vera iniziata un
giorno come tanti altre a causa di una disponibilità di tempo
maggiore e di una curiosità perenne. Non posso specificare il
momento esatto, né la giornata, ma di sicuro mi trovavo da solo
altrimenti non sarei stato così libero di frugare nelle camere. Perché si capisca meglio la situazione, credo opportuno di chiarire
inizialmente alcune cose sulla nostra famiglia. Allora, io abito con
i miei genitori in una villetta a Casentino, una valle toscana nella
provincia di Arezzo. Insieme a noi fino a due anni fa abitava mio
nonno, Giuseppe Buonaparte, ora morto. Allora, in quell'imprecisata
giornata ho trovato una carta ingiallita e logora dentro il cassetto
nel suo comodino. Giaceva sotto una valanga di ricordi di cui nessuno
si è interessato e che io scovavo per sentirmi più vicino a questo
uomo distante e misterioso. C'era qualcosa di impreciso su di lui che
dava questa impressione per il resto lui si comportava come qualsiasi
nonno nei confronti miei. Essendo anche figlio unico, non mi potevo
lamentare delle attenzioni che raccoglievo. Spesso mi raccontava
delle storie della grande guerra, a volte pure inventate, ma sempre
con lo stesso immancabile fascino. I finesettimana erano dedicati a
me, per una cena speciale o una passeggiata in città dove ero
premiato per la compagnia a lui offerta o per il semplice fatto di
essere suo nipote. Cosa che automaticamente equivaleva con pregi a me
attribuiti che di solito non corrispondevano alla realtà Nonostante
tutto, io mi sentivo beato e all'altezza delle sue aspettative che in
fondo erano basse. Per tutto ciò volevo esplorare un po' di più,
attirato da una forza sconosciuta, quasi spinto a togliere l'alone di
mistero palpabile che circoscriveva fin allora sua vita, ho
proseguito nel leggere il tesoro che rappresentava i residui di una
vita tralasciata. Per evitare di provocare dubbi sulla sua autenticità vi allego intero appunto del contenuto della carta :
"Siena,
28/10/48
Oggi
sembrava diversa. Forse era l'aria aperta ad aiutarla a trovare se
stessa. Chi è ormai Lei? Una domanda senza senso, ma comunque io
parlo della donna che ho amato e amo ancora. Mi pare che il suo
confino nell'ospedale psichiatrico di San Niccolò l'abbia aiutata.
Passo spesso di lá nella speranza che tutto rimanga lo stesso, che
lei rimanga lá e che non abbia più la minima incertezza sulla
propria identità Nessuna somiglianza ormai con Tilda. Ora lo sa
bene chi è Aurora Buonaparte. Non si confonde facilmente Aurora con
Tilda! Me lo dicono tutti, anche i dottori me lo confermano. Non c'è
nessun pericolo più, né per me né er i nostri figli. Maledetto
quel giorno al Castello di Poppi! Perché l'ho sentita? Perché andare proprio lì? Lo avrei dovuto sapere. Il mio istinto era più
forte che mai. E lei è sempre stata così fragile, una donna
predisposta a credere a tutte le leggende e i miti volendo pure
confermarli o smentirli. E li ha confermati nel modo più grottesco e
inaspettato. Non credevo mai che potesse di punto in bianco assumere l'identità di una certa Matelda che nei pressi della Torre del
Diavolo di Camaldoli, sita all'interno del castello di Poppi ,
apparirebbe tra i vivi per continuare ad uccidere i suoi amanti. Ha
cominciato a dire parole assurde, senza senso e ad essere aggressiva.
Ho cercato di aiutarla respingendola e di farle capire chi era, cosa
succedeva ...."
Proprio
in quel punto c'era uno strappo sulla carta come se qualcuno non
volesse che io leggessi il proseguimento della storia. Ma la storia,
ve lo assicuro, non è finita qui. Ero deciso di scavare fino in
fondo. Innanzitutto chi era questa Aurora Buonaparte? Da quanto io
sapevo, mia nonna era morta improvvisamente da un infarto prima della
mia nascita. D'altra parte se io avessi domandato ai miei di sicuro
non avrei ricevuto una risposta valida. Così la mattina successiva
cominciai ad andare verso Siena e all'ospedale psichiatrico indicato
nella carta trovata. Alle volte mi chiesi se tutto ciò fosse una sciocchezza e se io perdessi solamente tempo. Era impensabile che i
miei avrebbero nascosto per così lungo tempo un segreto del genere,
ma ero vicino alla scoperta della verità e non avrei mollato ormai.
La
distanza non era lunga e la guida mi avrebbe aiutato a mettere in
ordine i miei pensieri. Era un percorso noto a me e a cui mi ero
abituato dalle gite innumerevoli sia con i miei che con la scuola per
scopi educativi. Non ha smesso mai di essere poco più di una magica
avventura tra molteplici paesaggi, dai fitti boschi agli antichi
poderi, dalle suggestive abbazie ai caratteristici borghi, dai
profumi che emana questa terra dotata che esalta insieme alle
creature che convivono con essa la forza creativa. Così sommerso
nell'ammirazione e seguendo i cartelloni, non mi fu difficile
trovarlo. Ho lasciato la macchina a porta romana e ho continuato la
ricerca a piedi, dovrebbe essere proprio lì. Apparentemente San
Niccolò era diventato una parte indispensabile della vita senese.
Era improbabile però che mi avrebbero dato informazioni così
facilmente, ma speravo che la mia carta d'identità avrebbe contato
come un valido documento. Poco dopo ho scoperto che non mi sarebbe
servita nemmeno essa perché da quando il personale ha sentito che
cercavo mia nonna con il nome di Aurora Buonaparte si è
meravigliato. Un responsabile mi ha spiegato che non c'è mai stata
una Aurora Buonaparte in quell'ospedale e che di quanto si ricordava
il cadavere di una donna con lo stesso nome era stato trovato tanti
anni fa fuori il Castello di Poppi. Era stata strozzata e il suo
assassino non è mai stato scoperto dalla polizia fino a oggi. Si
ricordava perché di tanto in tanto un vecchio uomo passava di là
per chiedere lo stesso. E nonostante gli dicessero sempre che la
donna era morta, lui non smetteva di venire ogni tanto nella speranza
di trovarla viva. Non ne sapevano altro. E neanche io ho saputo altro
magari perchè la mia famiglia era sempre stata una a saper tenere
ben nascosti i suoi segreti, in fondo a cassetti dimenticati o
trascurati.
Firenze,
17/01/2013
Tutto
ciò è tratto dal mio diario di 42 anni fa. Oggi sono un giornalista
presso il quotidiano "La Nazione" di Firenze e ormai vicino
alla mia pensione carico del peso di questo mistero ancora irrisolto,
aproffito della mia posizione per pregarvi: se sapete qualcosa, se
avete mai sentito qualcosa scrivetemi alla seguente mail:
mbuonaparte@yahoo.com. Vi sarò grato.
Ioannidou
Victoria (Salonicco, Grecia)
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