lunedì 22 novembre 2010

fuori programma

Lei viveva un’esistenza programmata minuto per minuto, anche gli imprevisti erano calcolati.
Tutta un’infanzia e un’adolescenza a cercar di creare una vita perfetta, della quale a suo avviso tutti sarebbero stati invidiosi: un lavoro perfetto, una casa perfetta, un fisico perfetto…ma qualcosa doveva essere andato storto perché nessuno avrebbe cambiato la sua vita per quanto imperfetta per la sua e l’unica ad essere invidiosa era Lei. La sua autostima vacillava a tal punto che per aver la sicurezza di aver fatto le scelte giuste, doveva demolire quelle delle altre. Era una domenica, come tutte le altre, e come tutte le domeniche era a cena con gli amici di una vita, che conoscendola da sempre accettavano i suoi comportamenti come si accettano i capricci dei bambini. Ma quella sera c’era un’ospite: Dale, la cugina di Joshua, venuta dal Texas.
Una ragazzona di 29 anni, sugli 80 chili, dalle evidenti origini irlandesi: capelli rossi, carnagione chiara e lentiggini. Si era appena iscritta all’università, condivideva l’appartamento con altre due ragazze e per mantenersi faceva la cameriera. Una bomba di simpatia che Lei cercava di disinnescare.
Mentre Dale si lamentava, con molta autoironia, delle sue ultime storie sentimentali senza gloria, Lei interruppe dicendo: “Avresti più fortuna se non frequentassi adolescenti e non ti ingozzassi come stai facendo ora!”.
In un istante Dale le infilò l’indice nell’occhio destro… Ahi! Ahi! Questo imprevisto Lei non l’aveva considerato!

Dale, Houston

venerdì 19 novembre 2010

Un'ultima occhiata

Ho saputo che il mio babbo stava lottando contro il cancro da due anni, ma lui era sempre ottimista ed ero fiducioso che sarebbe guarito. Così ho tardato ad andare da lui, anche perchè c‘erano 400 chilometri tra noi. L‘ho spesso chiamato al telefono, e lui parlava di suoi progetti per il futuro, come al solito ~ era ancora un uomo piuttosto giovane e aveva molto da fare.

Poi mia sorella mi ha telefonato per dirmi che dovevo andare là, se volevo prendere commiato da lui. Una settimana dopo sono salito sull‘aereo diretto a nord. Durante il volo, ho usato il tempo per prendere nota di alcune cose di cui parlare con lui, una sorta di “lettere a mio padre“.

Mia sorella mi aspettava all‘ aeroporto e mi ha subito detto che nostro babbo era peggiorato ed era entrato in coma. Mi ha accompagnato in macchina velocemente fino all‘ospedale .

Mi aveva avvertito che la malattia – e il trattamento – avevano avuto un effetto negativo, però non ero preparato a quell‘aspetto che avevo di fronte. Non conoscevo quell‘uomo anziano che stava là. Solo allora, quando ho preso le sue mani, l‘ho riconosciuto come mio padre. Conoscevo bene quelle grandi e forti mani .

Mentre leggevo ad alta voce la lettera d‘addio, con le lacrime agli occhi, avrei voluto che lui mi guardasse un‘ultima volta, ma non è accaduto.

Brynja, Kópavogur
ICELAND





lunedì 15 novembre 2010

Tic Tac

Ieri Amandine è andata al mercatino delle pulci, per cercare delle sveglie a carica. Si è alzata alle 6 per avere la certezza di riuscire a trovarne diversi esemplari: ne ha un disperato bisogno. Così arrivata a piazza Jeu de Balle, ha saccheggiato la bancarella di Paul, venditore di vecchi orologi. Voi vi chiederete: come può qualcuno avere tanto bisogno di sveglie a carica? Amandine non è mai in ritardo, quindi non è una questione di puntualità, non deve costruire marchingegni esplosivi e non è una collezionista: lei odia i collezionisti, li considera dissipatori di tempo e di denaro. La realtà è un’altra: si è invischiata in una relazione amorosa, dalla quale non riesce ad uscire. Ha provato a farla finire innervosendo Louis, in tutti i modi ma lui non si arrende, di fronte a scenate reagisce con dolcezza, alle parole “non ti amo più” risponde “hai solo paura” e lei non ha coraggio di fare un atto di forza. Ma ora le è venuta l’illuminazione: Louis impazzisce quando sente il continuo TIC TAC delle vecchie sveglie, forse così perderà il controllo.
Arriva a casa e carica le sveglie, ma proprio mentre sta per arrivare Louis, una suona. Amandine si interroga: è davvero quello che voglio? O forse ho solo paura?Il problema è Louis o sono io? Ora le è tutto chiaro, si è svegliata dal timore del dolore. Prende un sacco dell’immondizia lo riempie di sveglie e lo mette in giardino nella speranza di congelare quell’attimo.

Anne-Lise, Martigny

venerdì 12 novembre 2010

Rivelazioni di vita

L’ho guardata a sua insaputa: sorpresa, instabile, assente, rilassata e nuda.
Il suo corpo ha un segreto.
Un segreto che avrà il nome di un astro, i miei occhi e le sue mani.
Il letto emana tepore di corpi, di sacro amore. La Santa Famiglia è lì sopra.
Tutto prende significato: lei sola nel nostro letto, il suo composto abbandono, il lenzuolo bianco che la illumina, l’immagine sulla parete che prende vita, nel mio spazio e nel mio tempo.
Lei è una ninfa, una creatura d’altri tempi, tanto poetica quanto reale.
Il mio orizzonte è cambiato, prende la forma di quel bel corpo, seguendolo con lo sguardo in una lunga e tenera carezza.
Nella luce vibrante del mattino, tutto è velato; sto guardando dentro me, seduto sulla poltrona, mentre le campane mi risvegliano suonando a festa: è domenica.

Kristjan, Tartu

lunedì 8 novembre 2010

L’angelo della Temperanza

Temperanza è una donna molta vecchia, buona, semplice e ingenua. Lei abita in una piccola casa isolata nella valle, conosce i poteri delle erbe medicinali e aiuta le giovani fanciulle a conquistare l’amato con pozioni magiche e formule, con la sola ricompensa di un cesto di cipolle.
Purtroppo ha commesso l’errore di aver fatto innamorare il figlio del re di Giuditta, una popolana. Lo sanno tutti che è colpa sua: hanno visto la giovane salire il sentiero che conduce alla casa di Temperanza, dopo qualche giorno il principe sembra impazzito d’amore, rifiuta l’autorità del padre che lo vuole far sposare alla cugina e urla al mondo il suo amore per Giuditta.
Temperanza viene condannata al rogo dal sovrano. Le guardie la trascinano via a forza dalla sua casa. La povera donna viene tosata, spogliata e poi vestita con una tunica rozza, viene incatenata su di uno sgabello messo al centro di una siepe di arbusti secchi e infine la bruciano. Temperanza soffoca a causa del fumo e il suo corpo diventa cenere!
Il popolo assiste all’orribile spettacolo, nella convinzione che il male sia stato vinto, mentre Giuditta e il principe scappano lontano, protetti dall’anima di Temperanza!

Françoise, Brussel

mercoledì 3 novembre 2010

Confessione di un ciclope

Sono qui davanti a questo schermo e mentre digito i tasti, sento il rumore di tanti piccoli semi che cadano da un sacco bucato, fumo una sigaretta alla menta perché ho il mal di gola e vorrei scrivere in 20 righe qualcosa di tanto bello quanto Finnegans Wake.
Non ci riuscirò perché sono nato perdente, e questo concorso come tutti gli altri ai quali partecipo, mi servono come terapia: sono logorroico, ma troppo pigro per uscire di casa, quindi decido di vomitare parole scrivendo.
Il mio pensiero è più veloce delle mie azioni e a volte sbaglio a schiacciare tasto, ma impostando il correttore automatico risolvo il problema.
Oggi piove e c’è vento, ieri pioveva e c’era vento, forse domani pioverà e ci sarà vento. Però voi che leggete, non volete le previsioni del tempo ma sensi: tatto o vista? Davanti a me c’è un muro bianco, ruvido e freddo, così freddo che appoggiandoci la mano un brivido si irradia seguendo il percorso tortuoso delle vene fino al gomito.
Ho avuto una pessima idea: grattarmi un occhio, con la mano gelida; ora anche il mio occhio è gelido e immobile.
Sto scrivendo con un occhio e una mano sola: la mia parte destra è andata, posso “sentire” solo a metà! Per farlo bene bisogna strofinare forte e ripetutamente, provo col cuscino del divano; altro incidente: la mano mi si infiamma e comincia a formicolarmi ed è così che ghiacciato e ardente, con un solo occhio finisco il mio Finnegans Wake!
Non mi importa se vi è piaciuto o meno, questo è quello che posso fare e mentre a me è stato concesso di scrivere, a voi è stato dato solo di leggere!

Sarà felice il mio professore di italiano: in così poco spazio sono riuscito a usare quasi tutti i tempi e i modi!


Lukas, Wien