mercoledì 3 novembre 2010

Confessione di un ciclope

Sono qui davanti a questo schermo e mentre digito i tasti, sento il rumore di tanti piccoli semi che cadano da un sacco bucato, fumo una sigaretta alla menta perché ho il mal di gola e vorrei scrivere in 20 righe qualcosa di tanto bello quanto Finnegans Wake.
Non ci riuscirò perché sono nato perdente, e questo concorso come tutti gli altri ai quali partecipo, mi servono come terapia: sono logorroico, ma troppo pigro per uscire di casa, quindi decido di vomitare parole scrivendo.
Il mio pensiero è più veloce delle mie azioni e a volte sbaglio a schiacciare tasto, ma impostando il correttore automatico risolvo il problema.
Oggi piove e c’è vento, ieri pioveva e c’era vento, forse domani pioverà e ci sarà vento. Però voi che leggete, non volete le previsioni del tempo ma sensi: tatto o vista? Davanti a me c’è un muro bianco, ruvido e freddo, così freddo che appoggiandoci la mano un brivido si irradia seguendo il percorso tortuoso delle vene fino al gomito.
Ho avuto una pessima idea: grattarmi un occhio, con la mano gelida; ora anche il mio occhio è gelido e immobile.
Sto scrivendo con un occhio e una mano sola: la mia parte destra è andata, posso “sentire” solo a metà! Per farlo bene bisogna strofinare forte e ripetutamente, provo col cuscino del divano; altro incidente: la mano mi si infiamma e comincia a formicolarmi ed è così che ghiacciato e ardente, con un solo occhio finisco il mio Finnegans Wake!
Non mi importa se vi è piaciuto o meno, questo è quello che posso fare e mentre a me è stato concesso di scrivere, a voi è stato dato solo di leggere!

Sarà felice il mio professore di italiano: in così poco spazio sono riuscito a usare quasi tutti i tempi e i modi!


Lukas, Wien

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