lunedì 20 dicembre 2010

...and the winners are...

Il Faro è lieto di annunciare che i vincitori del premio "un dito nell'occhio - 2010" sono:

-per la sezione "vista": Brynja, Kópavogur (ICELAND) con "un'ultima occhiata"

-per la sezione "tatto": Carlos, Valencia (SPAIN) con "risarcimento danni"

Ci complimentiamo con i vincitori, di cui avremo l'onor di fare la conoscenza quest'estate, e ringraziamo tutti gli altri talentuosi partecipanti che potranno giocarsi la possibilità di vincere il corso d'italiano di due settimane il prossimo anno con un nuovo esilarante concorso!

Auguri e Buone Feste

da tutto lo staff del Faro

domenica 19 dicembre 2010

Sogno

Lì dove vive, la terra è piatta.
Lei cammina pallida, senza fermarsi, verso la fine del mondo.
Un tempo c’è stato l’amore, ora non c’è più: non riesce a perdonarlo e a perdonarselo.
L’acqua è gelida sopra di lei e la luna splende sul lago.
“La mia terra non darà più frutti” pensava.
Le stelle si spengono, comincia a nevicare e il lago si ghiaccia: i lupi non hanno più da bere.

Spunta il sole, il ghiaccio si scioglie, arriva un cacciatore e butta il fucile nell'acqua.

Quel rumore la sveglia dal suo sonno e a nuoto raggiunge la riva.

Attorno a loro ancora tutto è bianco.
Lui le tende la mano, lei esce dall’acqua. Arrivano i lupi, perché hanno sete.
Insieme vanno a est, e mentre camminano i campi si ricoprono di papaveri dai petali rossi di seta.

Canta il gallo. Lei si alza apre l’ovile e porta le sue pecore al lago.


Adam, Cork

lunedì 13 dicembre 2010

Illusione

Grazie per l’occhiolino inaspettato, non ci contavo: era quasi impossibile, visto che sei con lei.
Non so cosa vuoi dirmi ma so che mi vuoi parlare e mi vuoi far capire che nonostante tutto sei sempre con gli occhi ben aperti a vegliare su di me, come quando nelle mie notti insonni mi raccontavi storie e mi aiutavi a sconfiggere la mia grande gelosia.
Mi manca la tua voce, mi manca tanto il tuo respiro, le tue rassicuranti parole e il tuo calore.
Lei non è per te: è troppo giovane, è troppo magra, è troppo stupida! Tu sei così uomo e lei così...
Forse con quell’occhiolino volevi dire “torna da me?!”, perché se è così mi alzo subito dal tavolo e vengo a salvarti. Fammi un cenno! Un altro occhiolino! Bene allora adesso mi alzerò e verrò lì infondo, ti bacerò e tutto sarà come una volta.
Mi batte forte il cuore e sono solo a metà strada… Ma cosa fa quella scema: perché ti infila un dito nell’occhio? E perché ora tu la baci ringraziandola?
Ok! Vado al bagno a sfogare l’illusione: comunque , non importa, non sei così bello e una così te la meriti proprio!

Estrella, Argentina

lunedì 22 novembre 2010

fuori programma

Lei viveva un’esistenza programmata minuto per minuto, anche gli imprevisti erano calcolati.
Tutta un’infanzia e un’adolescenza a cercar di creare una vita perfetta, della quale a suo avviso tutti sarebbero stati invidiosi: un lavoro perfetto, una casa perfetta, un fisico perfetto…ma qualcosa doveva essere andato storto perché nessuno avrebbe cambiato la sua vita per quanto imperfetta per la sua e l’unica ad essere invidiosa era Lei. La sua autostima vacillava a tal punto che per aver la sicurezza di aver fatto le scelte giuste, doveva demolire quelle delle altre. Era una domenica, come tutte le altre, e come tutte le domeniche era a cena con gli amici di una vita, che conoscendola da sempre accettavano i suoi comportamenti come si accettano i capricci dei bambini. Ma quella sera c’era un’ospite: Dale, la cugina di Joshua, venuta dal Texas.
Una ragazzona di 29 anni, sugli 80 chili, dalle evidenti origini irlandesi: capelli rossi, carnagione chiara e lentiggini. Si era appena iscritta all’università, condivideva l’appartamento con altre due ragazze e per mantenersi faceva la cameriera. Una bomba di simpatia che Lei cercava di disinnescare.
Mentre Dale si lamentava, con molta autoironia, delle sue ultime storie sentimentali senza gloria, Lei interruppe dicendo: “Avresti più fortuna se non frequentassi adolescenti e non ti ingozzassi come stai facendo ora!”.
In un istante Dale le infilò l’indice nell’occhio destro… Ahi! Ahi! Questo imprevisto Lei non l’aveva considerato!

Dale, Houston

venerdì 19 novembre 2010

Un'ultima occhiata

Ho saputo che il mio babbo stava lottando contro il cancro da due anni, ma lui era sempre ottimista ed ero fiducioso che sarebbe guarito. Così ho tardato ad andare da lui, anche perchè c‘erano 400 chilometri tra noi. L‘ho spesso chiamato al telefono, e lui parlava di suoi progetti per il futuro, come al solito ~ era ancora un uomo piuttosto giovane e aveva molto da fare.

Poi mia sorella mi ha telefonato per dirmi che dovevo andare là, se volevo prendere commiato da lui. Una settimana dopo sono salito sull‘aereo diretto a nord. Durante il volo, ho usato il tempo per prendere nota di alcune cose di cui parlare con lui, una sorta di “lettere a mio padre“.

Mia sorella mi aspettava all‘ aeroporto e mi ha subito detto che nostro babbo era peggiorato ed era entrato in coma. Mi ha accompagnato in macchina velocemente fino all‘ospedale .

Mi aveva avvertito che la malattia – e il trattamento – avevano avuto un effetto negativo, però non ero preparato a quell‘aspetto che avevo di fronte. Non conoscevo quell‘uomo anziano che stava là. Solo allora, quando ho preso le sue mani, l‘ho riconosciuto come mio padre. Conoscevo bene quelle grandi e forti mani .

Mentre leggevo ad alta voce la lettera d‘addio, con le lacrime agli occhi, avrei voluto che lui mi guardasse un‘ultima volta, ma non è accaduto.

Brynja, Kópavogur
ICELAND





lunedì 15 novembre 2010

Tic Tac

Ieri Amandine è andata al mercatino delle pulci, per cercare delle sveglie a carica. Si è alzata alle 6 per avere la certezza di riuscire a trovarne diversi esemplari: ne ha un disperato bisogno. Così arrivata a piazza Jeu de Balle, ha saccheggiato la bancarella di Paul, venditore di vecchi orologi. Voi vi chiederete: come può qualcuno avere tanto bisogno di sveglie a carica? Amandine non è mai in ritardo, quindi non è una questione di puntualità, non deve costruire marchingegni esplosivi e non è una collezionista: lei odia i collezionisti, li considera dissipatori di tempo e di denaro. La realtà è un’altra: si è invischiata in una relazione amorosa, dalla quale non riesce ad uscire. Ha provato a farla finire innervosendo Louis, in tutti i modi ma lui non si arrende, di fronte a scenate reagisce con dolcezza, alle parole “non ti amo più” risponde “hai solo paura” e lei non ha coraggio di fare un atto di forza. Ma ora le è venuta l’illuminazione: Louis impazzisce quando sente il continuo TIC TAC delle vecchie sveglie, forse così perderà il controllo.
Arriva a casa e carica le sveglie, ma proprio mentre sta per arrivare Louis, una suona. Amandine si interroga: è davvero quello che voglio? O forse ho solo paura?Il problema è Louis o sono io? Ora le è tutto chiaro, si è svegliata dal timore del dolore. Prende un sacco dell’immondizia lo riempie di sveglie e lo mette in giardino nella speranza di congelare quell’attimo.

Anne-Lise, Martigny

venerdì 12 novembre 2010

Rivelazioni di vita

L’ho guardata a sua insaputa: sorpresa, instabile, assente, rilassata e nuda.
Il suo corpo ha un segreto.
Un segreto che avrà il nome di un astro, i miei occhi e le sue mani.
Il letto emana tepore di corpi, di sacro amore. La Santa Famiglia è lì sopra.
Tutto prende significato: lei sola nel nostro letto, il suo composto abbandono, il lenzuolo bianco che la illumina, l’immagine sulla parete che prende vita, nel mio spazio e nel mio tempo.
Lei è una ninfa, una creatura d’altri tempi, tanto poetica quanto reale.
Il mio orizzonte è cambiato, prende la forma di quel bel corpo, seguendolo con lo sguardo in una lunga e tenera carezza.
Nella luce vibrante del mattino, tutto è velato; sto guardando dentro me, seduto sulla poltrona, mentre le campane mi risvegliano suonando a festa: è domenica.

Kristjan, Tartu

lunedì 8 novembre 2010

L’angelo della Temperanza

Temperanza è una donna molta vecchia, buona, semplice e ingenua. Lei abita in una piccola casa isolata nella valle, conosce i poteri delle erbe medicinali e aiuta le giovani fanciulle a conquistare l’amato con pozioni magiche e formule, con la sola ricompensa di un cesto di cipolle.
Purtroppo ha commesso l’errore di aver fatto innamorare il figlio del re di Giuditta, una popolana. Lo sanno tutti che è colpa sua: hanno visto la giovane salire il sentiero che conduce alla casa di Temperanza, dopo qualche giorno il principe sembra impazzito d’amore, rifiuta l’autorità del padre che lo vuole far sposare alla cugina e urla al mondo il suo amore per Giuditta.
Temperanza viene condannata al rogo dal sovrano. Le guardie la trascinano via a forza dalla sua casa. La povera donna viene tosata, spogliata e poi vestita con una tunica rozza, viene incatenata su di uno sgabello messo al centro di una siepe di arbusti secchi e infine la bruciano. Temperanza soffoca a causa del fumo e il suo corpo diventa cenere!
Il popolo assiste all’orribile spettacolo, nella convinzione che il male sia stato vinto, mentre Giuditta e il principe scappano lontano, protetti dall’anima di Temperanza!

Françoise, Brussel

mercoledì 3 novembre 2010

Confessione di un ciclope

Sono qui davanti a questo schermo e mentre digito i tasti, sento il rumore di tanti piccoli semi che cadano da un sacco bucato, fumo una sigaretta alla menta perché ho il mal di gola e vorrei scrivere in 20 righe qualcosa di tanto bello quanto Finnegans Wake.
Non ci riuscirò perché sono nato perdente, e questo concorso come tutti gli altri ai quali partecipo, mi servono come terapia: sono logorroico, ma troppo pigro per uscire di casa, quindi decido di vomitare parole scrivendo.
Il mio pensiero è più veloce delle mie azioni e a volte sbaglio a schiacciare tasto, ma impostando il correttore automatico risolvo il problema.
Oggi piove e c’è vento, ieri pioveva e c’era vento, forse domani pioverà e ci sarà vento. Però voi che leggete, non volete le previsioni del tempo ma sensi: tatto o vista? Davanti a me c’è un muro bianco, ruvido e freddo, così freddo che appoggiandoci la mano un brivido si irradia seguendo il percorso tortuoso delle vene fino al gomito.
Ho avuto una pessima idea: grattarmi un occhio, con la mano gelida; ora anche il mio occhio è gelido e immobile.
Sto scrivendo con un occhio e una mano sola: la mia parte destra è andata, posso “sentire” solo a metà! Per farlo bene bisogna strofinare forte e ripetutamente, provo col cuscino del divano; altro incidente: la mano mi si infiamma e comincia a formicolarmi ed è così che ghiacciato e ardente, con un solo occhio finisco il mio Finnegans Wake!
Non mi importa se vi è piaciuto o meno, questo è quello che posso fare e mentre a me è stato concesso di scrivere, a voi è stato dato solo di leggere!

Sarà felice il mio professore di italiano: in così poco spazio sono riuscito a usare quasi tutti i tempi e i modi!


Lukas, Wien

sabato 19 giugno 2010

RISARCIMENTO DANNI

Mi piacciono le curve delle donne. Ogni mattina quando prendo l’autobus per andare a lavorare, mi appoggio su di loro, delicatamente come se non lo facessi di proposito: in fin dei conti sono cieco e quindi molto credibile. Se così non fosse, verrei sicuramente preso a schiaffi. Quando “per caso” la mia mano sfiora, col dorso, una morbida natica, il corpo della sventurata si irrigidisce, fa uno scatto nel voltarsi per reagire, ma poi vede il bastone bianco, gli occhiali scuri e accetta l’oltraggio fino alla fermata successiva.
Potrò sembrarvi un approfittatore, ma dal momento che sono cieco dalla nascita, vivo questa mia depravazione come un risarcimento danni. Se avessi 10 diottrie su 10 sarei un maniaco ma così sono solo un povero disgraziato.
Oggi però mi è successa una cosa strana: sono salito sul 3 in direzione ospedale, seguendo un buon profumo francese, elegante e sofisticato, sono avanzato nel corridoio centrale con il palmo della mano sinistra ciondolante, ma bello aperto e TAC, raggiungo la miglior natica della mia vita, gentile e muscolosa, stretta su una fascia di viscosa.
Nell’autobus risuona un vocione: “Ehi Ray Charles quello è il mio culo!”. Mi scuso balbettando per l’imbarazzo, poi con un accento straniero il possessore di tanta perfezione, a bassa voce, mi dice: “ciao! Io sono Carlo e anche Consuelo, ti interessa l’articolo?”. Rifiuto cordialmente, ma la mia vita da oggi è più felice perché ho scoperto che mi piacciono anche le curve degli uomini!
Carlos, Valencia

lunedì 14 giugno 2010

NEW LIFE

Luigi era seduto nello scompartimento di prima classe, il suo laptop era adagiato sul tavolino pieghevole in standby e il cellulare era in modalità silenziosa.
Voleva distrarsi un po’ dal lavoro: basta con i numeri e così si mise a leggere l’inserto dedicato alla cultura del giornale di finanza.
Il suo occhio venne rapito da un titolo “New Life: ricominciare è un gioco!”. L’articolo parlava di un gioco da tavolo che stava spopolando: pescando una serie di carte i giocatori avevano la possibilità di crearsi una nuova vita. Il giornalista attribuiva il successo di questo gioco all’insoddisfazione che regna nella vita di chiunque e argomentava citando fior fior di psicologi.
Luigi scese alla stazione seguente, per prendere la coincidenza che lo avrebbe portato a casa, entrò nel negozio di giocattoli della stazione a comprare un’automobilina al figlio Francesco e approfittò per cercare New Life.
Luigi uscì dal negozio con un pacchettino dal nastro giallo. Di New Life neanche l’ombra: nessuno, in quel fornitissimo paradiso del giocattolo, sapeva cosa fosse.
Si buttò dentro il primo negozio di fiori vicino alla stazione per comprare un mazzo di tulipani alla moglie Silvia.
Tra un’ora sarebbe tornato a casa. Forse non era riuscito a trovare New Life perché era appena uscito e non era ancora arrivato al negozio, avrebbe potuto cercalo da qualche altra parte, ma alla fine non gli importava un granché: lui non aveva bisogno di una New Life.

Sandra, Klagenfurt

MAGIA

E’ domenica mattina, mi trascino per il mercato, infastidito dal sole e dalla miriade di persone che mi urtano, accalcandosi di fronte a bancarelle, gestite da venditori urlanti.
Da quando se n’è andata tutto è grigio, tutto é pesante.
Entro in un caffè e ordino una bionda, bella fresca. Me la serve una ragazzina dagli occhi magici.
Attorno a me sento bollicine e improvvisamente il mondo prende colore.
Pago ed esco: la strada è piena di donne bellissime e affascinanti, i pomodori sono più rossi che mai, il vociare della gente è un inno alla gioia di vivere. Il mondo è meraviglioso: sotto un cielo azzurro le persone comprano cibo per nutrirsi e per nutrire, così come si nutrono vicendevolmente di sorrisi e di sguardi.
Lo spazio di una birra e la mia visione è capovolta: guardando gli occhi di quella ragazzina ho riacquisito la capacità di meravigliarmi; la giovane e ignara maga mi ha curato senza parole.
Vedo le mie e le altrui imperfezioni ma ora mi sembrano grazia…in questo istante sono presente come non lo sono stato mai: sono tutto e sono niente.

Edoardo, Bilbao

IL PALO DEL METRO’

Mani lunghe con dita sottili, mani tozze e nodose, mani fresche di sapone, mani giovani e mani più mature, mani bianche, nere e gialle, mani nude e mani con guanti, mani curate e mani sciatte, mani con unghie laccate e mani con unghie rosicchiate, mani sudate, mani secche, mani calde e mani fredde, mani pulite e mani sporche… tutte in fila, una dietro l’altra palpitanti e stanche si sfiorano senza conoscersi.
Le sento tutte su di me e ognuna mi racconta la sua storia.
Quella di Ugo dice che è stanca di riparare motori (ormai sono cinquant’anni che lo fa), vuole liberarsi dalla grossa coltre di calli per abbandonarsi in leggere carezze da dare al suo nipotino Luca.
Quella di Giorgio porta con sé l’errore di gioventù: una piccola stella tatuata in carcere, dove ha passato due anni per spaccio di droga.
Quella di Andrea, oggi, è febbricitante: ieri ha toccato il suo primo seno.
Quella di Giulia, reticente e orgogliosa, si interroga: “rispondo oppure no all’sms di quello stronzo che mi ha tradita?!?”.
Quella di Enrica puzza di fumo e si sente in colpa: aveva promesso alla mamma che non avrebbe più fumato.
La mano del “Poeta”, oggi, è più lercia del solito: non ha trovato nessuno di così generoso, da pagargli un panino, per una delle sue poesie, così ha dovuto rovistare tra l’immondizia del ristorante cinese.
Maria è appena tornata da messa, ci va ogni mattina alle 7.30, e ora la sua mano ha un alone di santità da particola.
La vecchia e stanca mano di Antonio sta mollando la presa, ormai è giunto al capolinea, dopo una lunga malattia.
Oggi è l’ultimo giorno che mi toccherà. E anche se stasera gli addetti alle pulizie cercheranno di eliminare le impronte che Antonio ha lasciato su di me, non ci riusciranno: nessun detergente potrà cancellare l’incontro di mani che è la vita, e che domani, anche senza Antonio, non cesserà di esistere.

Lucienne, Paris