lunedì 14 giugno 2010

IL PALO DEL METRO’

Mani lunghe con dita sottili, mani tozze e nodose, mani fresche di sapone, mani giovani e mani più mature, mani bianche, nere e gialle, mani nude e mani con guanti, mani curate e mani sciatte, mani con unghie laccate e mani con unghie rosicchiate, mani sudate, mani secche, mani calde e mani fredde, mani pulite e mani sporche… tutte in fila, una dietro l’altra palpitanti e stanche si sfiorano senza conoscersi.
Le sento tutte su di me e ognuna mi racconta la sua storia.
Quella di Ugo dice che è stanca di riparare motori (ormai sono cinquant’anni che lo fa), vuole liberarsi dalla grossa coltre di calli per abbandonarsi in leggere carezze da dare al suo nipotino Luca.
Quella di Giorgio porta con sé l’errore di gioventù: una piccola stella tatuata in carcere, dove ha passato due anni per spaccio di droga.
Quella di Andrea, oggi, è febbricitante: ieri ha toccato il suo primo seno.
Quella di Giulia, reticente e orgogliosa, si interroga: “rispondo oppure no all’sms di quello stronzo che mi ha tradita?!?”.
Quella di Enrica puzza di fumo e si sente in colpa: aveva promesso alla mamma che non avrebbe più fumato.
La mano del “Poeta”, oggi, è più lercia del solito: non ha trovato nessuno di così generoso, da pagargli un panino, per una delle sue poesie, così ha dovuto rovistare tra l’immondizia del ristorante cinese.
Maria è appena tornata da messa, ci va ogni mattina alle 7.30, e ora la sua mano ha un alone di santità da particola.
La vecchia e stanca mano di Antonio sta mollando la presa, ormai è giunto al capolinea, dopo una lunga malattia.
Oggi è l’ultimo giorno che mi toccherà. E anche se stasera gli addetti alle pulizie cercheranno di eliminare le impronte che Antonio ha lasciato su di me, non ci riusciranno: nessun detergente potrà cancellare l’incontro di mani che è la vita, e che domani, anche senza Antonio, non cesserà di esistere.

Lucienne, Paris

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