Si
prevedeva un freddo inerte e noi due abbiamo preso il piumino con il
cappuccio. Mancavano quattro giorni a Capodanno quando siamo arrivate
a Bologna. Di notte ed un po' smarrite, siamo scese alla Stazione
(Ferroviaria). Moltitudine di persone intorno, due viali sconfinati e
lunghi con le luci di Natale che attenuavano la notte e tre piccole
strade con luminosità frivola per andare piano ed indietro fino ad
arrivare all'albergo, a cinque minuti dal centro. Quella sera, dopo la
cena, siamo solo riuscite ad andare al letto e pronunciare due
parole: "Buona notte".L'indomani mattina, abbiamo fatto un
giro nel centro storico della città. Abbiamo ammirato il fascino di
Nettuno e la Piazza Maggiore, con il classico albero natalizio,
circondata dai suoi principale palazzi; e ci siamo incamminate fino
alla torre degli Asinelli, dalla cima della quale abbiamo potuto guardare lo
splendore e l'eleganza delle torre ed anche la lunghezza del portico
del Santuario. Più tardi, ci siamo fatte la fotografia con la
Garisenda ed il passaggio XXXI della Commedia sullo sfondo, abbiamo
comprato l'opera di Dante in Via Musei ed abbiamo pranzato al Ciacco.
Al tramonto, mentre il giorno eludeva la notte, noi peccavamo di gola
scoprendo la cioccolata calda con panna più buona del mondo.In
quella caffetteria, dopo tre giorni, il cameriere mi ha regalato il
souvenir più bello d'Italia, una penna stampata con il loro nome, La
Torinesa, con cui ho cominciato a scrivere parte di questo diario.
Sandra Aguiló i Nomen, Reus (Tarragona), Spagna
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