Il
mio viaggio per l’Italia è cominciato molti anni fa e continua nel
tempo.
Il
fascino che ho subito dovrebbe, come ogni incanto, indebolirsi nel
corso del tempo.
Eppure,
osservando questo paese magico ancora più attentamente, mi perdo in
questa
miscela
irreperibile di lusso e di bellezza, di gioia e di sensibilità, di
pace e di follia. Lo ammiro e, a volte, non lo posso
raggiungere, però rimango sempre con la sensazione di desiderarlo
sempre di più.
I
Prima
erano gli odori e i sapori che arrivavano dalla cucina. Gnocchi al
gorgonzola, pizza alle zucchine, bruschetta, risotto con i porcini,
caprese... Mio padre, un
pazzo
appassionato dell’arte di cucinare, ha trasformato la nostra casa
in una piccola
trattoria
accogliente, e coglieva ogni occasione per farmi imparare i suoi
segreti. Non mi ritenevo mai una persona dotata di talento nella preparazione di piatti squisiti, ma, a poco a poco, mi sono
addentrata in questo mondo gustoso. Non vedevo l’ora di
esplorare ricette diverse, di andare al mercato e mettermi alla
ricerca del pane più croccante, della frutta più matura e
succosa, dei formaggi freschi e dei salumi profumati. Ogni
venerdì riguardavo il programma televisivo condotto da due
italiani, in cui il mondo girava attorno al cibo. Mentre
tagliavano, raccontavano la storia d’Italia e scoprivano di
nuovo il paesaggio che li circondava. Non mi limitavo solo a
ricostruire le loro idee, facevo degli esperimenti e sviluppavo
la mia passione per la cucina. Essendo golosa e volendo addolcire
la vita della gente intorno a me, ho iniziato a dedicarmi anche ai
dolci. Ecco, così è apparsa la mia idea di gelato al limone,
torrone, cantucci, torta di noci e tiramisù...
II
Ho
conosciuto Bertolucci qualche anno fa. Avevo una serata libera e
niente da fare. Nonostante fossero appena le diciannove, faceva
già buio. La città affogava nella pioggia, tutti i passanti
erano spariti, le strade erano già vuote. All'improvviso mi è
saltato il grillo di andare al cinema e di scegliere uno spettacolo casuale. Ce n’era
solo
uno, Ultimo tango
a Parigi.
Senza riflettere ho comprato un biglietto. Dopo averlo guardato,
mi sono venute in mente tre parole: rivoluzione, scandalo e,
soprattutto, capolavoro. Quel momento ha dato inizio alla mia
avventura esaltata con il cinema italiano. Poi, Io
ballo da sola,
che mi ha sedotto ancora di più. Il panorama della Toscana con
i suoi campi d’oro, le vigne e gli ulivi, i dialoghi oziosi che
rispecchiavano il dolce far niente realmente esistente e
soprattutto la protagonista, sensuale e nello stesso tempo fragile,
a corto di esperienze sconosciute. Mi immedesimavo molto in lei,
sprofondando, come Lucy, continuamente nei miei pensieri ed
avendo tanto da esprimere. Quest’opera ha marcato un nuovo
capitolo della mia esistenza.
Allora
non lo sapevo, ma mi aspettavo ancora un incontro. Un incontro che
mi ha messo in ginocchio. Un incontro con delle donne anonime,
con degli uomini casuali
e
delle storie molto universali, che si potevano svolgere dovunque. Le
storie che tutti
conosciamo,
che ci diventano immediatamente vicine. Le storie ricche nelle scene
commoventi,
gli alti e bassi dei protagonisti, i loro dubbi, le scelte, le
sofferenze e le
passioni.
Un incontro con Roma, Milano, Venezia, Torino, e Verona in bianco e
nero. Le città che riflettevano l’immagine dell’ Italia che
si stava sviluppando e che giocavano un ruolo di secondo piano,
ma della stessa forza di quello principale. Un incontro con Antonioni
e il cinema degli anni cinquanta e sessanta.
Recentemente
ho fatto un’altra scoperta. La
Grande Bellezza,
tre parole che senza ombra di dubbio possono definire l’Italia.
Tre parole che bastano per ricevere il premio Oscar e la
considerazione di tutto il mondo. Il ritratto della città eterna,
non abbellita come le cartoline vendute davanti dal Colosseo,
dipinto dalla credibilità indiscussa. Gli spettatori entrano nell'universo dei monumenti e della chirurgia plastica, del
rumore insopportabile delle feste infinite e del silenzio delle
mattine, quando tutti i turisti non si sono ancora svegliati.
Della mondanità e della spiritualità. Finalmente della ricerca di
bellezza, dei piccoli momenti che ignoriamo, che ci scappano e che si
possono venire ritrovati ovunque. Soltanto un italiano avrebbe
potuto scrivere e realizzare un così splendido inno alla vita.
III
Il
senso che trovo più sviluppato e che mi dà più impressioni è la
vista. Mentre percepisco la realtà, cerco soprattutto l’aspetto
estetico, mai quello pratico. Innamorarmi dell’arte era
diventato soltanto una questione di tempo. La prima volta che ne
me sono resa conto è stato quattro anni fa, durante l’estate.
Avevamo guidato per molte ore, tutti eravamo esausti del caldo e
del viaggio. Improvvisamente, la macchina si è fermata e prima
di fare un sacco di domande ai miei genitori, ho notato che
eravamo saliti su un piccolo trenino che ci ha portato sulla collina.
Era una notte calda e silenziosa, ci perdevamo in stradine
incantevoli e ci immergevamo nel clima mite dell’Umbria. Ho
alzato la testa e bruscamente ho osservato che ci trovavamo davanti
al duomo di Orvieto. Era perfetto. Così potente che non si
poteva quasi vedere la cima, così pieno di colore, d’oro e di
celeste, che non si voleva guardare altrove. L’ho guardato
fisso, affascinata, e ho provato piacere per ogni dettaglio.
La
nascita di Venere
di Botticelli, L’ingresso
al Canal Grande di
Canaletto e Zingara
con bambino
di Modigliani. Il quadro di Botticelli si distingue per l’armonia
caratteristica del Quattrocento. Venere rappresenta il mio ideale
di donna ed è esattamente come la immaginavo leggendo la
mitologia. La città nel paesaggio veneto di Canaletto è magnifica,
assolata e vivacissima, con la cupola azzurra di Santa Maria della
Salute che si solleva sulla scena, con i palazzi pittoreschi che
appaiono a destra del quadro e con le gondole in basso che
attraversano il canale. La Zingara di Modigliani è la mia
preferita, enigmatica come tutti i personaggi nei suoi ritratti,
un po’ assente, un po’ infelice.
Eccezionale
nella sua lieve deformazione, con il collo allungato in modo
innaturale e il contrasto fra la pelle e i capelli scuri e
l’azzurro di acciaio sullo sfondo. Le riproduzioni di tutti e
tre i celebri italiani decorano le pareti della mia camera. Le guardo
ogni giorno e le riscopro talvolta: vedo dei dettagli che non
avevo mai notato prima, oppure mi accorgo del cambiamento dei
colori a seconda dell’ora del giorno. Una cosa rimane tuttavia
costante: sono circondata da pura bellezza.
Ecco
il mio viaggio sentimentale per l’Italia ed i souvenir non necessariamente materiali. Non mi resta che realizzare un
viaggio reale e, con la stessa passione, percorrere le regioni,
le città e le strade del Bel Paese.
Karolina Laderska, Cracovia, Polonia
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