lunedì 5 maggio 2014

Un viaggio sentimentale


Il mio viaggio per l’Italia è cominciato molti anni fa e continua nel tempo. 
Il fascino che ho subito dovrebbe, come ogni incanto, indebolirsi nel corso del tempo. 
Eppure, osservando questo paese magico ancora più attentamente, mi perdo in questa 
miscela irreperibile di lusso e di bellezza, di gioia e di sensibilità, di pace e di follia. Lo ammiro e, a volte, non lo posso raggiungere, però rimango sempre con la sensazione di desiderarlo sempre di più.
I
Prima erano gli odori e i sapori che arrivavano dalla cucina. Gnocchi al gorgonzola, pizza alle zucchine, bruschetta, risotto con i porcini, caprese... Mio padre, un 
pazzo appassionato dell’arte di cucinare, ha trasformato la nostra casa in una piccola 
trattoria accogliente, e coglieva ogni occasione per farmi imparare i suoi segreti. Non mi ritenevo mai una persona dotata di talento nella preparazione di piatti squisiti, ma, a poco a poco, mi sono addentrata in questo mondo gustoso. Non vedevo l’ora di esplorare ricette diverse, di andare al mercato e mettermi alla ricerca del pane più croccante, della frutta più matura e succosa, dei formaggi freschi e dei salumi profumati. Ogni venerdì riguardavo il programma televisivo condotto da due italiani, in cui il mondo girava attorno al cibo. Mentre tagliavano, raccontavano la storia d’Italia e scoprivano di nuovo il paesaggio che li circondava. Non mi limitavo solo a ricostruire le loro idee, facevo degli esperimenti e sviluppavo la mia passione per la cucina. Essendo golosa e volendo addolcire la vita della gente intorno a me, ho iniziato a dedicarmi anche ai dolci. Ecco, così è apparsa la mia idea di gelato al limone, torrone, cantucci, torta di noci e tiramisù...
II
Ho conosciuto Bertolucci qualche anno fa. Avevo una serata libera e niente da fare. Nonostante fossero appena le diciannove, faceva già buio. La città affogava nella pioggia, tutti i passanti erano spariti, le strade erano già vuote. All'improvviso mi è saltato il grillo di andare al cinema e di scegliere uno spettacolo casuale. Ce n’era 
solo uno, Ultimo tango a Parigi. Senza riflettere ho comprato un biglietto. Dopo averlo guardato, mi sono venute in mente tre parole: rivoluzione, scandalo e, soprattutto, capolavoro. Quel momento ha dato inizio alla mia avventura esaltata con il cinema italiano. Poi, Io ballo da sola, che mi ha sedotto ancora di più. Il panorama della Toscana con i suoi campi d’oro, le vigne e gli ulivi, i dialoghi oziosi che rispecchiavano il dolce far niente realmente esistente e soprattutto la protagonista, sensuale e nello stesso tempo fragile, a corto di esperienze sconosciute. Mi immedesimavo molto in lei, sprofondando, come Lucy, continuamente nei miei pensieri ed avendo tanto da esprimere. Quest’opera ha marcato un nuovo capitolo della mia esistenza. 
Allora non lo sapevo, ma mi aspettavo ancora un incontro. Un incontro che mi ha messo in ginocchio. Un incontro con delle donne anonime, con degli uomini casuali 
e delle storie molto universali, che si potevano svolgere dovunque. Le storie che tutti 
conosciamo, che ci diventano immediatamente vicine. Le storie ricche nelle scene 
commoventi, gli alti e bassi dei protagonisti, i loro dubbi, le scelte, le sofferenze e le 
passioni. Un incontro con Roma, Milano, Venezia, Torino, e Verona in bianco e nero. Le città che riflettevano l’immagine dell’ Italia che si stava sviluppando e che giocavano un ruolo di secondo piano, ma della stessa forza di quello principale. Un incontro con Antonioni e il cinema degli anni cinquanta e sessanta.
Recentemente ho fatto un’altra scoperta. La Grande Bellezza, tre parole che senza ombra di dubbio possono definire l’Italia. Tre parole che bastano per ricevere il premio Oscar e la considerazione di tutto il mondo. Il ritratto della città eterna, non abbellita come le cartoline vendute davanti dal Colosseo, dipinto dalla credibilità indiscussa. Gli spettatori entrano nell'universo dei monumenti e della chirurgia plastica, del rumore insopportabile delle feste infinite e del silenzio delle mattine, quando tutti i turisti non si sono ancora svegliati. Della mondanità e della spiritualità. Finalmente della ricerca di bellezza, dei piccoli momenti che ignoriamo, che ci scappano e che si possono venire ritrovati ovunque. Soltanto un italiano avrebbe potuto scrivere e realizzare un così splendido inno alla vita.
III
Il senso che trovo più sviluppato e che mi dà più impressioni è la vista. Mentre percepisco la realtà, cerco soprattutto l’aspetto estetico, mai quello pratico. Innamorarmi dell’arte era diventato soltanto una questione di tempo. La prima volta che ne me sono resa conto è stato quattro anni fa, durante l’estate. Avevamo guidato per molte ore, tutti eravamo esausti del caldo e del viaggio. Improvvisamente, la macchina si è fermata e prima di fare un sacco di domande ai miei genitori, ho notato che eravamo saliti su un piccolo trenino che ci ha portato sulla collina. Era una notte calda e silenziosa, ci perdevamo in stradine incantevoli e ci immergevamo nel clima mite dell’Umbria. Ho alzato la testa e bruscamente ho osservato che ci trovavamo davanti al duomo di Orvieto. Era perfetto. Così potente che non si poteva quasi vedere la cima, così pieno di colore, d’oro e di celeste, che non si voleva guardare altrove. L’ho guardato fisso, affascinata, e ho provato piacere per ogni dettaglio.
La nascita di Venere di Botticelli, L’ingresso al Canal Grande di Canaletto e Zingara con bambino di Modigliani. Il quadro di Botticelli si distingue per l’armonia caratteristica del Quattrocento. Venere rappresenta il mio ideale di donna ed è esattamente come la immaginavo leggendo la mitologia. La città nel paesaggio veneto di Canaletto è magnifica, assolata e vivacissima, con la cupola azzurra di Santa Maria della Salute che si solleva sulla scena, con i palazzi pittoreschi che appaiono a destra del quadro e con le gondole in basso che attraversano il canale. La Zingara di Modigliani è la mia preferita, enigmatica come tutti i personaggi nei suoi ritratti, un po’ assente, un po’ infelice. 
Eccezionale nella sua lieve deformazione, con il collo allungato in modo innaturale e il contrasto fra la pelle e i capelli scuri e l’azzurro di acciaio sullo sfondo. Le riproduzioni di tutti e tre i celebri italiani decorano le pareti della mia camera. Le guardo ogni giorno e le riscopro talvolta: vedo dei dettagli che non avevo mai notato prima, oppure mi accorgo del cambiamento dei colori a seconda dell’ora del giorno. Una cosa rimane tuttavia costante: sono circondata da pura bellezza. 
Ecco il mio viaggio sentimentale per l’Italia ed i souvenir non necessariamente materiali. Non mi resta che realizzare un viaggio reale e, con la stessa passione, percorrere le regioni, le città e le strade del Bel Paese.


Karolina Laderska, Cracovia, Polonia


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