martedì 22 aprile 2014

Le carte da Briscola


Centoventi!” ha gridato mio padre con un bell'accento americano, battendo la mano contro quella di mio fratello. Nonostante avessi giocato a briscola tutto l’anno a Bologna con i miei coinquilini, i miei mi hanno sconfitto. Avrei dovuto vergognarmi, ma mi sono sentita invece completamente in pace con il mondo. I miei genitori e mio fratello lavorano a orari diversi ed io sono sempre all'università e quindi non ci troviamo insieme abbastanza spesso. Per questo, è stato un miracolo il giorno in cui sono riuscita a convincerli ad imparare a giocare a briscola. C’è qualcosa di magico in quel mazzo di carte plastificate, comprate in un supermercato calabrese un anno fa, che ci unisce a tavola ogni volta che sono a casa.
Avrei dovuto sapere che erano speciali quelle carte mentre ero ancora in Italia. Era lì che avevano compiuto l’impresa più difficile che esista, ovvero quella di far passare velocemente un viaggio di 14 ore in autobus. Chissà quante partite abbiamo fatto io e il mio ragazzo Giuseppe fra Reggio Calabria e Bologna?
Tuttavia, la cosa più bella di quelle carte è che hanno il potere di unire la gente attraverso un oceano. Mi viene in mente una volta in cui io e mio padre abbiamo giocato a briscola su Skype con Giuseppe. Per una bellissima mezz'ora, il confine fra l’America e l’Italia era confuso. La distanza non esisteva. Non riuscivo a smettere di sorridere. Tutte e quaranta quelle carte- sì, anche i lisci- sono e saranno sempre cariche di significato per me.

Cindy Columbus, Bryn Mawr, Stati Uniti

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