martedì 10 dicembre 2013

Pezzi di memoria

Che cosa bisogna portare dall'Italia come pezzo di memoria?

Scrivo queste parole ricordando tutti i miei viaggi in Italia. 
Il paese non è molto grande ma pieno di tante cose da vedere. Castelli, acquedotti, chiese, fontane e palazzi (in Italia sono molto numerosi), ma anche c’è la natura con il suo fascino. 
Peccato che non si possano portare dentro la valigia le bellissime viste con i castelli in montagna o le piccole casette tra gli oliveti d’argento sotto il cielo azzurro o il vecchio trabocco accanto al Mar Adriatico vicino Pescara.
Cucina italiana. 
Non ho le parole per descrivere questo capolavoro! 
Pasta alla carbonara, pasta alla boscaiola, pasta all'arrabbiata, pasta con i frutti di mare, pasta con ceci.... lasagne e pizza. Ma non si possono dimenticare nemmeno i tanti tipi di risotto, i piatti di carne, di pesce e neanche la frutta italiana, di cui occorre dire che “è piena di sole”. 
I miei ricordi dei profumi dell’olio d’oliva, dell'aceto balsamico di Modena, del pane fresco e morbido, del caffè e della frittura mi fanno venire una fame da lupi e mi vien voglia di mangiarmi un elefante.
Sto scherzando... ma secondo me non è importante che cosa portare come souvenir dall'Italia perché questo paese ti toglie una parte della tua anima, e in quel posto vuoto ci mette tutti i tuoi ricordi. Perciò voglio dire che dall'Italia porti tutta l’Italia nel tuo cuore. E non è importante ciò che sveglia la tua memoria – un bicchiere di Lambrusco o un magnete sul frigorifero, un piatto con il Colosseo alla parete di casa tua o un CD con l’opera di Verdi, un anello d’oro comprato sul Ponte Vecchio a Firenze o una semplice conchiglia trovata in una spiaggia – so che vorrai ritornare perché sei già innamorato dell’Italia.

SOROKINA MARIA, Russia


giovedì 28 novembre 2013

Mi sento un pezzo d'Italia


C'era una volta un paese lontano nel Sud America, si trovava sulle rive del fiume de La Plata dov'erano arrivati tantissimi immigrati dal vecchio continente, il suo nome era Uruguay e il suo capoluogo Montevideo. 
Fra questi immigrati c'erano il mio bisnonno paterno arrivato da Bagnasco, piccolo paese nella Provincia Grande di Cuneo e mia nonna materna assieme alla quale sono cresciuto. Libera, così si chiamava mia nonna, aveva sopra un tavolo di marmo un'immagine di un signore abbigliato di cappa e spada, nell'angolo c'era una bandierina dell' Italia. 
Io guardavo queste cose senza capirne il senso, ma richiamavano la mia attenzione.
Ogni volta che mia nonna guardava quell'immagine, i suoi occhi si inumidivano e restava ferma. Crescendo capii il contenuto emozionale e malinconico di quelle lacrime. Contemplavo quell'uomo sconosciuto, che in realtà era suo padre, il noto tenore Giuseppe Oxilia che aveva rappresentato alla Scala di Milano l'Otello di Giuseppe Verdi. Lo stesso Verdi aveva detto "tu sei il mio Otello", rivolgendosi a Oxilia. La bandierina, invece, le era stata inviata da un cugino, direttamente dalle rive del Lago di Como, posto dov'era vissuta i primi 15 anni della sua vita. Lei insieme alla sua famiglia sono stati costretti a emigrare immersi nella povertà assoluta e in fuga dai terribili bombardamenti nel nord della penisola allo scoppio della 1ªGuerra Mondiale.


LEONEL BOZZANO Logroño, (Provicia della Rioja-España)

mercoledì 16 ottobre 2013

QUARTA EDIZIONE "UN DITO NELL'OCCHIO": Souvenir d'Italie

Anche quest'anno il Faro darà, a due talentuosi scrittori stranieri, la possibilità di vincere un corso di lingua italiana* presso il nostro Centro di Caorle (Venezia), partecipando alla quarta edizione del premio letterario un dito nell'occhio.
Siete pronti dunque a mettervi alla prova con un racconto in italiano?
La sfida che lanciamo a voi, cultori della lingua italiana all'estero, è la seguente: scrivere un racconto in italiano (tra i 1000 e i 1500 caratteri) che abbia come soggetto un oggetto, souvenir d'Italie.
Le nostre case sono piene di oggetti che ci raccontano storie di viaggi, incontri, esperienze: gondole di Venezia, torri di Pisa, trulli pugliesi, colossei in miniatura... oggetti a volte belli e a volte meno belli, ma carichi di significato.
Raccontaci la storia del tuo Souvenir d'Italie, potresti regalarti la possibilità di un altro viaggio in Italia, di nuovi souvenir da collezionare, di altre storie da raccontare.

I requisiti per partecipare al concorso sono i seguenti:
-avere più di 18 anni
-non essere di madrelingua italiana
-non essere residente in Italia. 
Se volete tentare la sorte inviateci il vostro racconto italiano, al seguente indirizzo unditonellocchio@gmail.comentro il 5 maggio 2014
Tutti i racconti saranno pubblicati su http://unditonellocchioilfaro.blogspot.com/ .
I vincitori del concorso saranno annunciati il 10 maggio 2014. In bocca al lupo!


*Il corso di lingua offerto da IL FARO agli autori dei due racconti vincenti ha la durata di 2 settimane ed include: test d’ingresso; 20 ore di lezione settimanali; materiale didattico; certificato di frequenza; prenotazione alloggio per tutti gli studenti che ne avessero bisogno. 
Il vitto, l’alloggio ed il trasporto rimangono a carico del partecipante al corso.
Il corso potrà essere frequentato solo ed esclusivamente dal 16 giugno 2014 al 12 settembre 2014





giovedì 6 giugno 2013

Caorle, dal 7 al 9 giugno 2013: Festival di Poesia Flussidiversi



Poesia e poeti di Alpe Adria

7 - 9 giugno 2013 -
- VI Edizione -


Ospite d’onore sarà Vivian Lamarque


Readings nelle calli e, in Laguna,
la sesta Crociera della Poesia


sabato 20 aprile 2013

Una fantastica missione commerciale in Lombardia



Una campana suonava sommessamente in qualche luogo lontano. Giorgio fissò con lo sguardo le pianure ondulate della Lombardia. I campi di piante di spaghetti di maturazione brillavano d’oro nel tardo sole d’estivo. Giorgio sorrise con soddisfazione. Sarebbe stato un buon raccolto.

Benché fosse un nuovo arrivato in Scozia dal sud dell’Inghilterra Giorgio era rapidamente salito a diventare Ministro dell’Importazione degli Spaghetti in Scozia. Questo era un lavoro importante. Gli spaghetti erano diventati un cibo diffuso in Scozia, seconda solo alla farina d’avena. E lui era stato in grado di negoziare ottimi prezzi con gli agricoltori italiani.

Ma questa era solo la metà della sua missione. Mentre la campana continuava a suonare, più forte ora, pensò alla sua prossima responsabilità. Ora doveva promuovere il proprio prodotto famoso della Scozia, l’haggis. Sorprendentemente questa prelibatezza gastronomica era quasi sconosciuta in Italia. Questo piccolo animale selvatico, che somigliava a un maialino ma con la faccia da pechinese schiacciato, si trovava solo nelle piccole isole coniche al largo della costa occidentale della Scozia. Per sopravvivere, l’haggis si era evoluto in modo tale che le sue gambe a sinistra erano diventate più lunghe delle gambe a destra. Ciò ha aiutato la creatura a equilibrarsi sulla ripida collina, ma solo se si correva in senso orario intorno all'isola. (C’era comunque anche un specie che aveva le gambe più lunghe a destra: questa specie non poteva che correre in senso antiorario intorno all'isola.)

“Huntin’ the Haggis” (Caccia all'Haggis) era uno sport popolare in Scozia.
Giorgio voleva indurre gli sportivi italiani, cacciatori appassionati, a partecipare a questa attività in Scozia. Ma come avrebbe potuto fare questo? Quella campana suonava con un volume assordante, e non riusciva più a pensare.

Improvvisamente si sedette eretto e sbatté le palpebre per qualche istante. Poi spense la sua sveglia. Si ricordò che era la prima mattina della sua vacanza in Italia e doveva alzarsi! Ma forse non avrebbe dovuto bere tanto vino la sera precedente...

Charlie Franchetti, Glasgow (Scozia)

Toscana/Castello di Poppi (Arezzo): Aurora e Tilda



Casentino, 17/01/1971
Io mi chiamo Maurizio Buonaparte e questa è una storia vera iniziata un giorno come tanti altre a causa di una disponibilità di tempo maggiore e di una curiosità perenne. Non posso specificare il momento esatto, né la giornata, ma di sicuro mi trovavo da solo altrimenti non sarei stato così libero di frugare nelle camere. Perché si capisca meglio la situazione, credo opportuno di chiarire inizialmente alcune cose sulla nostra famiglia. Allora, io abito con i miei genitori in una villetta a Casentino, una valle toscana nella provincia di Arezzo. Insieme a noi fino a due anni fa abitava mio nonno, Giuseppe Buonaparte, ora morto. Allora, in quell'imprecisata giornata ho trovato una carta ingiallita e logora dentro il cassetto nel suo comodino. Giaceva sotto una valanga di ricordi di cui nessuno si è interessato e che io scovavo per sentirmi più vicino a questo uomo distante e misterioso. C'era qualcosa di impreciso su di lui che dava questa impressione per il resto lui si comportava come qualsiasi nonno nei confronti miei. Essendo anche figlio unico, non mi potevo lamentare delle attenzioni che raccoglievo. Spesso mi raccontava delle storie della grande guerra, a volte pure inventate, ma sempre con lo stesso immancabile fascino. I finesettimana erano dedicati a me, per una cena speciale o una passeggiata in città dove ero premiato per la compagnia a lui offerta o per il semplice fatto di essere suo nipote. Cosa che automaticamente equivaleva con pregi a me attribuiti che di solito non corrispondevano alla realtà  Nonostante tutto, io mi sentivo beato e all'altezza delle sue aspettative che in fondo erano basse. Per tutto ciò volevo esplorare un po' di più, attirato da una forza sconosciuta, quasi spinto a togliere l'alone di mistero palpabile che circoscriveva fin allora sua vita, ho proseguito nel leggere il tesoro che rappresentava i residui di una vita tralasciata. Per evitare di provocare dubbi sulla sua autenticità  vi allego intero appunto del contenuto della carta :
"Siena, 28/10/48
Oggi sembrava diversa. Forse era l'aria aperta ad aiutarla a trovare se stessa. Chi è ormai Lei? Una domanda senza senso, ma comunque io parlo della donna che ho amato e amo ancora. Mi pare che il suo confino nell'ospedale psichiatrico di San Niccolò l'abbia aiutata. Passo spesso di lá nella speranza che tutto rimanga lo stesso, che lei rimanga lá e che non abbia più la minima incertezza sulla propria identità  Nessuna somiglianza ormai con Tilda. Ora lo sa bene chi è Aurora Buonaparte. Non si confonde facilmente Aurora con Tilda! Me lo dicono tutti, anche i dottori me lo confermano. Non c'è nessun pericolo più, né per me né er i nostri figli. Maledetto quel giorno al Castello di Poppi! Perché  l'ho sentita? Perché andare proprio lì? Lo avrei dovuto sapere. Il mio istinto era più forte che mai. E lei è sempre stata così fragile, una donna predisposta a credere a tutte le leggende e i miti volendo pure confermarli o smentirli. E li ha confermati nel modo più grottesco e inaspettato. Non credevo mai che potesse di punto in bianco assumere l'identità di una certa Matelda che nei pressi della Torre del Diavolo di Camaldoli, sita all'interno del castello di Poppi , apparirebbe tra i vivi per continuare ad uccidere i suoi amanti. Ha cominciato a dire parole assurde, senza senso e ad essere aggressiva. Ho cercato di aiutarla respingendola e di farle capire chi era, cosa succedeva ...."
Proprio in quel punto c'era uno strappo sulla carta come se qualcuno non volesse che io leggessi il proseguimento della storia. Ma la storia, ve lo assicuro, non è finita qui. Ero deciso di scavare fino in fondo. Innanzitutto  chi era questa Aurora Buonaparte? Da quanto io sapevo, mia nonna era morta improvvisamente da un infarto prima della mia nascita. D'altra parte se io avessi domandato ai miei di sicuro non avrei ricevuto una risposta valida. Così la mattina successiva cominciai ad andare verso Siena e all'ospedale psichiatrico indicato nella carta trovata. Alle volte mi chiesi se tutto ciò fosse una sciocchezza e se io perdessi solamente tempo. Era impensabile che i miei avrebbero nascosto per così lungo tempo un segreto del genere, ma ero vicino alla scoperta della verità e non avrei mollato ormai.
La distanza non era lunga e la guida mi avrebbe aiutato a mettere in ordine i miei pensieri. Era un percorso noto a me e a cui mi ero abituato dalle gite innumerevoli sia con i miei che con la scuola per scopi educativi. Non ha smesso mai di essere poco più di una magica avventura tra molteplici paesaggi, dai fitti boschi agli antichi poderi, dalle suggestive abbazie ai caratteristici borghi, dai profumi che emana questa terra dotata che esalta insieme alle creature che convivono con essa la forza creativa. Così sommerso nell'ammirazione e seguendo i cartelloni, non mi fu difficile trovarlo. Ho lasciato la macchina a porta romana e ho continuato la ricerca a piedi, dovrebbe essere proprio lì. Apparentemente San Niccolò era diventato una parte indispensabile della vita senese. Era improbabile però che mi avrebbero dato informazioni così facilmente, ma speravo che la mia carta d'identità avrebbe contato come un valido documento. Poco dopo ho scoperto che non mi sarebbe servita nemmeno essa perché da quando il personale ha sentito che cercavo mia nonna con il nome di Aurora Buonaparte si è meravigliato. Un responsabile mi ha spiegato che non c'è mai stata una Aurora Buonaparte in quell'ospedale e che di quanto si ricordava il cadavere di una donna con lo stesso nome era stato trovato tanti anni fa fuori il Castello di Poppi. Era stata strozzata e il suo assassino non è mai stato scoperto dalla polizia fino a oggi. Si ricordava perché di tanto in tanto un vecchio uomo passava di là per chiedere lo stesso. E nonostante gli dicessero sempre che la donna era morta, lui non smetteva di venire ogni tanto nella speranza di trovarla viva. Non ne sapevano altro. E neanche io ho saputo altro magari perchè la mia famiglia era sempre stata una a saper tenere ben nascosti i suoi segreti, in fondo a cassetti dimenticati o trascurati.
Firenze, 17/01/2013
Tutto ciò è tratto dal mio diario di 42 anni fa. Oggi sono un giornalista presso il quotidiano "La Nazione" di Firenze e ormai vicino alla mia pensione carico del peso di questo mistero ancora irrisolto, aproffito della mia posizione per pregarvi: se sapete qualcosa, se avete mai sentito qualcosa scrivetemi alla seguente mail: mbuonaparte@yahoo.com. Vi sarò grato.


Ioannidou Victoria (Salonicco, Grecia)

martedì 9 aprile 2013

Dalla Scozia all'Italia: il nuovo buon amico



Assunta Perazio chiuse la porta e rimase in piedi lì. La prima lacrima scese sulla sua guancia. Dopo poco, ci furono tante lacrime. Lei rimase lì, in quel modo, per un lungo periodo. Era buio, era quasi mezzanotte.
La sua famiglia era partita per la Scozia; avevano chiesto anche a lei di partecipare al viaggio, ma lei non se le sentiva, inoltre in tutta la sua vita non era mai uscita dall'Italia.
Lei era sola. Oscar era morto due settimane prima: suo marito e il suo migliore amico.
Ora era l’inizio della nuova parte della sua vita. Sola.
Per due o tre settimane qualche persona telefono`qualche volta. Le conversazioni erano sgradevoli, difficili, brevi. Oscar era più loquace ma Assunta era quieta, qualche volta taciturna.
Lei continuava a vivere sola, solitaria, triste.
Dalla finestra, Assunta vide il furgone bianco accanto alla sua porta.
Un uomo scese; era robusto, un po’ grasso; l’uniforme gialla era un po’ stretta.
Lui aprì la portiera del furgone e prese un pacchetto. Era una piccolo gabbia. Il nuovo buon amico.
Il campanello di Assunta squillò.
Assunta pensò, “c’e’ un errore, questa gabbia non e’ per me”.
Il campanello squillò di nuovo, insistentemente.
Assunta rimase accanto alla finestra, sola, e penso`, “Stupido, controlla l’indirizzo!”
Il campanello squillo` ancora, con insistenza, per due minuti.
Assunta rimase accanto alla finestra, sola.
L’uomo salì nel furgone bianco, e guidò via, senza la gabbia.
Assunta aprìla sua porta. La gabbia era lì.
‘Woof, woof, woof!’
C’era una bolla di consegna per ‘Assunta Perazio’ e una lettera:
Cara Zia Assunta,
Questo e` “Haggis”.
Lui e` un Border Collie, nato in Scozia, nell’isola di North Uist.
Lui e` il tuo nuovo migliore amico,
Con affetto,
Francesca



John Bonthron, Glasgow (Scozia)

venerdì 5 aprile 2013

Irsina - Matera (Basilicata): i dubbi del Mantegna sulla sua Sant'Eufemia



Per me è difficile scolpire, sono più a mio agio con la pittura.
Sto lavorando ad una statua di Sant'Eufemia, che mi è stata richiesta da un sacerdote lucano, speriamo di riuscire ad accontentarlo.
La veste colore salvia, il mantello oro, devo ricordami di mettere sulla mano sinistra il modello della sua città, mentre quella destra deve andare dentro la bocca del leone.
Sicuramente questa è l'ultima volta che accetto un lavoro del genere, tanto impegno e poi magari non gli piace e me la devo tenere, oppure se non piace agli abitanti di Montepeloso, sono capaci di metterla in un angolo nascosto della cattedrale, e ho lavorato tanto per niente.

Questi erano, secondo me, i dubbi del grande pittore padovano Mantegna, mentre realizzava la sua unica scultura (finora ritrovata), che si trova oggi nella cattedrale di Irsina, dopo essere stata esposta in Lombardia, in Veneto e al Louvre di Parigi.
Niente male, come niente male è il luogo che la ospita: un borgo medievale con davanti un'immensa campagna.

Philippe, Mulhouse (France)

Monterotondo Marittimo - Grosseto (Toscana): fede e energia



"Il diavolo arrivato, un giorno, a Monterotondo Marittimo, accorgendosi di quanto buone erano lì le persone, ha cercato di sedurre qualche anima", inizia così il tour con la nostra guida, mentre siamo in autobus. 
Io solitamente, non sono un turista molto attento, ma questa storia mi piace: forse per il lato oscuro anche perché il diavolo non è riuscito a raggiungere il suo scopo e è stato costretto a portare in questa parte di terra un po' di Inferno. A tal proposito i pensieri sono tanti.
Arriviamo al parco delle Biancane e ciò che vedo e sento è veramente surreale: getti di acqua bollente, fumi, vapori e fischi. Le rocce sono bianche, il fango bolle e l'aria odora di zolfo: come nelle leggendarie apparizioni del demonio.
Chiedo alla guida come continua la leggenda, perché una cosa così bella non può essere infernale.
" La gente inizialmente si è spaventata, poi considerando che anche questa era opera di Dio, si è affidata al Creatore che, di fronte a tanta fede, ha dato loro un aiuto per controllare queste forze misteriose, trasformandole in energia".
Bello mi piace: tutto questa energia della fede!

Edgar, Fordham (USA)

mercoledì 27 marzo 2013

Bergamo (Lombardia): Patricia e il cowboy



In un bel angolo di una stradina in cima a Bergamo, dove le vigne incontrano il cielo e le campane delle chiese antiche annunciano l’alba e il tramonto dei perfetti giorni estivi, un uomo, in stivali da cowboy, entrò in un bar, portando con sé un vento che spettinò i capelli di tutte le donne dentro il locale. Ci volle un minuto per rimettere a posto i capelli, ma tutto fu perdonato quando videro come era bello, questo tipo alto, magro. Non sembrava un turista, ma non aveva neanche l’aria dei Bergamaschi. Uno straniero, ma di dove?

Guardò le sedie vuote e finalmente ne scelse una con una vista stupenda fuori dalla finestra. Nonostante scelse una tavola con una vista meravigliosa, si sedette dando le spalle alla bellezza di questo paese storico e indicò un vin santo della lista al cameriere dietro il bar. 

Patricia, che aveva usato la lacca per capelli, risparmiando momenti preziosi, li usò per osservare l’arrivo del tipo bello-alto-magro. Lui non disse neanche una parola. O non parla italiano o non è italiano…allora come mai è arrivato in un posto così oscuro? E come mai stivali da cowboy qui a Bergamo Alto? Spavaldo o sicuro di sé?

Lo sconosciuto strizzò l'occhio a Patricia ed indicò la sedia vuota accanto alla sua.

Patricia sentì che lui sarebbe stato un “problema” non appena lo vide entrare nel bar: “un grande fresco bicchiere d’acqua nel deserto asciutto-caldo”. Ma prima di finire quel suo pensiero, sapeva che non si trattava solo di un proverbio: una tazza di  caldo le avrebbe dato tanta meno angoscia nel cuore.

Come finisce questa storia? Dobbiamo chiedere o a Patricia o a suo marito, un tipo bello-alto-magro.
  
Jeanne
California, USA


mercoledì 20 marzo 2013

Cervia (Emilia Romagna): gli aquiloni di mamma



Quando la mamma ci insegnava a volare, ci raccontava le storie dei posti che aveva visitato e dei posti che avevano visitato i nostri antenati: ci parlava della Cina, della Corea, del Giappone e di Marco Polo. Ci raccontava che dopo il suo ritorno in Occidente, anche nei cieli d'Italia hanno cominciato a volare oggetti colorati legati a dei fili, guidati da degli uomini, oggetti belli e delicati non come gli aerei, chiamati aquiloni. Noi non capivamo di cosa stava parlando, potevamo solo immaginarli, ma un giorno di aprile, volando sopra il litorale di Cervia, li abbiamo visti.
L'azzurro del cielo era colorato da mille creature volanti, di tante forme e misure: navi, animali, case volavano nel cielo. Noi volavamo tra le nuvole, sfiorandoli. Sembrava un mondo costruito proprio per noi e tutti gli uomini stavano a terra con il naso in cielo a guardarci. Ci sembrava di essere in una terra lontana, come quelle raccontate dalla mamma e per una settimana ci è piaciuto vivere in un cielo così affollato, anche perché i bambini, per non farci perdere tempo, ad andare a cercarci il cibo ci portavano delle deliziose bricioline che ci davano la forza per tornare tra gli aquiloni.

Ray, Vancouver (Canada)

martedì 19 marzo 2013

Otranto (Puglia): Un Capodanno Speciale



Jean è un marinaio, alto, magro e solitario. Per lui lavorare nei giorni di festa è un piacere: evita così relazioni. Per questo quando gli hanno offerto un lavoro per la fine dell'anno era molto felice.
Il 31 dicembre era a Otranto e girando per la città ha incontrato un sacco di turisti americani, felici di essere lì, quel giorno, perché si dice porti fortuna ammirare l'alba del primo gennaio proprio da lì. Ma a lui queste cose non importano; lui viene dalla Bretagna e lì la gente ha un rapporto speciale con il sole, non si tratta di fortuna, si tratta di eternità. Decide così di andare a Giurdignano a caccia di dolmen e menhir che sanno nascondersi agli occhi delle persone che non sanno apprezzarli. Passeggia tra rocce che gli ricordano casa e si insinua il lui una certa nostalgia, forse vorrebbe essere con la sua famiglia in questa notte.
Ritornando al porto sente l'energia di gente che spera in un futuro migliore, il profumo di donne a festa, le urla felici di bambini che questa notte faranno tardi ed è così che, anche se non ci crede, deciderà di andare anche lui ad ammirare il primo raggio di sole, forse da una torre, nella speranza di essere anche lui, un giorno, parte di tutto questo.

Anne, Eastbourne (Uk)

lunedì 25 febbraio 2013

Venezia (Veneto): la città più bella del mondo



Nella mia vita ho sempre sentito "Venezia è la città più bella del mondo", ma io non ci sono mai stato. Non ho soldi, non ho un amore e nemmeno una casa. Ci vado! Potrei suonare la chitarra. Con tutti i turisti che ci sono, potrò vivere; troverò un portico sotto il quale dormire e magari qualche volta un pasto caldo. Ho messo da parte un po' di denaro per comprarmi il biglietto del treno, ho fatto la doccia calda al bagno della stazione e ho messo il mio vestito migliore. Dopo 11 ore di viaggio arrivo. Esco dalla stazione e quello che vedo quando esco è bellissimo: pietra bianca, acqua verde, gente di tutti i colori che si muove in tutte le direzioni. Prima di mettermi al lavoro voglio vedere piazza San Marco e Palazzo Ducale, dove ha abitato Napoleone. Tutto mi incanta, guardo in ogni direzione, in alto, in basso ogni cosa è bellissima. Un'ora di passeggiata, tanti ponti dopo arrivo alla Piazza, le cupole mi ipnotizzano, i mosaici mi accecano e gli uccelli mi sfiorano, mentre la gente mi tocca passando. Mi tolgo la chitarra dalla spalla e inizio a suonare i Beatles: funzionano sempre. Dopo un quarto d'ora ho abbastanza soldi per comprarmi da mangiare e forse anche per entrare a palazzo ducale. Ma non è così: arrivano i gendarmi che mi dicono abbastanza tranquillamente che a Venezia non si può, "nobuskerinveniceomulta". Io rispondo "understand", prendo i miei soldi e visto che sono qui vado a palazzo ducale. Penso che dopo mi comprerò un panino, una birra, passerò la nottata in stazione e poi penserò al mio futuro.

Paul, Paris (Francia)




giovedì 21 febbraio 2013

Castelsardo (Sardegna): S'Iscravamentu



Per Pasqua lo scorso anno siamo venuti in Italia, in Sardegna, a Sassari. Il lunedì, a Castelsardo, abbiamo visto una cosa, per noi, molto affascinante, sembrava quasi di essere in Spagna: i canti, le luci, i colori, i ricami, lo spirito.
Noi non siamo cattolici, ma questa cosa ci ha molto emozionato.
Abbiamo visto la tradizionale cerimonia della deposizione detta s'Iscravamentu, cioè la deposizione di Cristo: gli hanno tolto i chiodi dalle mani e dai piedi e ho hanno messo su un lettino, per portarlo in processione. La strada era lunga cinque chilomentri. La cosa strana è che la processione, verso la chiesa di Santa Maria, è stata fatta quasi di corsa. Abbiamo chiesto il motivo ad un altro turista presente e lui ci ha spiegato che questo è dovuto al fatto che Gesù doveva essere sepolto in fretta prima del tempo di vigilia della Pasqua Ebraica.
Appena siamo arrivati in chiesa tutti cercavano di prendere un fiore dal lettino dove c'era Cristo, per portarlo a casa ed essere benedetti.
Noi non abbiamo preso nessun fiore ma questa esperienza è rimasta nel nostro cuore.

Antonio, Jaca (Spagna)

Calcata - Viterbo (Lazio): l'alternativa



La migliore amica di mia mamma è sempre stata "un'alternativa", come dite voi italiani. Lei di lavoro fa la pittrice e fin da quando era giovane ha viaggiato tantissimo. Una decina di anni fa è arrivata nel borgo medievale di Calcata, a pochi chilometri da Roma e si è fermata.
Lì la creatività si mescola al fascino delle pietre antiche e ci sono tante persone come lei, quasi tutte straniere, che hanno scelto di vivere isolati, ricreando un'atmosfera un po' bohemien.
Si conoscono tutti e si incontrano spesso nella piazzetta. Ci sono scultori, grafici, pittori, musicisti, coreografi, scrittori, disegnatori...
Ogni estate io la vengo a trovare in Italia, così ne approfitto per migliorare il mio italiano.
La cosa che mi piace di piu' è che lì non ci sono automobili e c'è sempre qualcosa di curioso da vedere e di divertente da fare.
Quando ho bisogno di vedere un po' di gente in più, vado a Roma, ma non ho mai anticipato il mio ritorno in Svezia per noia, anzi a dire la verità, in futuro, mi piacerebbe moltissimo trasferirmi a Calcata.

Katia, Malmö (Svezia)

Fontanelle di Roccabianca - Parma (Emilia Romagna): Don Camillo e Peppone



All'università il professore di cinema italiano ci ha fatto vedere tutti i film di Don Camillo e Peppone, per farci capire meglio la complessa situazione della politica italiana nel dopoguerra. Così quando la mia ragazza e io siamo venuti a fare il gran tour d'Italia, abbiamo messo tra le nostre destinazioni anche Fontanelle di Roccabianca, nella Bassa Parmense, paese di Giovannino Guareschi.
Abbiamo attraversato, con la Fiat Panda a noleggio, la piatta linea di terra, lungo la riva destra del potente Po e siamo arrivati a destinazione. Il paese è piccolo, ci abitano circa 100 abitanti e in Piazza Grande c'è un busto di bronzo di Peppone.
Quando lo abbiamo visto, abbiamo chiesto conferma a un ragazzo di circa vent'anni, che ridendo ci ha detto che in realtà quello era il compagno Faraboli, fondatore del movimento cooperativo riformista, e ci ha consigliato di andare a "Mondo Piccolo" per saperne di più.
Abbiamo pensato: "questo ragazzo ci sta prendendo in giro", ma quando ci ha spiegato la strada abbiamo capito che "Mondo Piccolo" era un museo.
Nella vecchia scuola, la storia delle lotte sociali, delle prime industrie, delle cooperative, del lavoro delle campagne erano lì documentate e si intrecciavano con le memorie personali di Guareschi e i suoi testi letterari.
Una volta usciti da "Mondo Piccolo" abbiamo respirato ancora quell'atmosfera tutta italiana, semplice e reale e sotto un cielo di un bell'azzurro abbiamo continuato il nostro viaggio.

Nagib, New York (USA)